Qui di verde ce n’è tanto. Campi e prati d’erba che col vento diventano mare, giusto per citare la Pfm. E poi ulivi, alberi più grandi, canneti, la ferla che cresce ovunque, e che dà funghi buoni. Pecore, cavalli, vacche che pascolano, ancora nel verde di questa primavera infinita che è l’inverno 2016.
Verde. Blu, Viola. Colori che s’intrecciano e che si spalmano sul futuro di una strada che è anche il futuro di un territorio, questo. La Tuscia, e buona parte dell’Italia di mezzo, fino all’Umbria e alle Marche, fino alla Romagna e addirittura in Veneto (perché il punto di arrivo è Mestre) è aggrappato a queste sottili distinzioni cromatiche, quelle dei tracciati per il completamento della Trasversale Orte-Civitavecchia. Quattro corsie che dovrebbero unire i due mari, il Tirreno e l’Adriatico, altrettante autostrade (la nuova Tirrenica e la vecchia, cara, autostrada del Sole), un paio di hub merci strategici come il porto di Civitavecchia e l’interporto di Orte. Gomma, ferro, passeggeri: tutto passerà di qui, in un modo o nell’altro. Tutto passerà da questa valle incantata che è la valle del Mignone, sede deputata ad ospitare il tracciato meno costoso, forse il più comodo, quello già approvato dall’Anas (la società che ha fatto il resto della Trasversale, e che ce lo ricorda firmandosi ogni cavalcavia, ogni svincolo). Il tracciato verde.