Ci risiamo. I pentastellati tarquiniesi tornano a dibattere contro il sindaco Mauro Mazzola e la sua cricca. Stavolta l’argomento principe è legato all’impianto idroelettrico della cittadina.
Durante l’ultimo consiglio comunale, infatti, il Cinquestelle ha votato per una delibera che contrasta l’esproprio dalla Ies srl. Che punta (così dicono) ad appropriarsi della struttura.
“Noi vorremmo riattivare lo stesso impianto – specificano – e, al fine di tutelare il diritto dei cittadini a produrre in proprio energia pulita dal fiume Marta, abbiamo presentato anche un emendamento alla delibera, in cui si invita l’Amministrazione a intraprendere azioni utili a contrastare una seconda società, la Energie nuove srl, che vuole realizzare due centrali idroelettriche di fronte alla ex-cartiera, con sottrazione di portata utile all’impianto comunale, specie d’estate quando il flusso è scarso”.
Perfetto. Il pensiero è chiaro. Come è finita però in consiglio?
“Durante la seduta – sempre loro – alla richiesta di chiarimenti della consigliera Regolo su come attuare il contrasto, il nostro portavoce Marco Dinelli ha proposto il ricorso al Tar per anomalie delle concessioni regionali date a Energie Nuove. Noncurante, la maggioranza ha votato contro”.
Tutto finito, si direbbe. Ma non per quelle capocce dure dei grillini. “Abbiamo approfondito l’esame dei documenti e riscontrato gli aspetti illegittimi – si va avanti – La Energie nuove a metà dicembre ha ottenuto dalla Regione due concessioni d’acqua per uso idroelettrico, ciascuna da 250 Kw, con prelievo alla diga di Montebello ma con le turbine installate di fronte alla vecchia Cartiera, a 10 km di distanza dal punto di prelievo e a valle del futuro impianto comunale. Come fa quindi la stessa a portare l’acqua così lontano per usare il salto di 24 metri che si forma? Probabilmente grazie alla benevolenza della Pisana, del Consorzio di bonifica e di un Comune un po’ distratto”.
Cronistoria, estrapolata lettere per lettera dal comunicato: “Dalla diga di Montebello parte una condotta di due metri, opera che vale non meno di 30 milioni di euro. È proprietà della Regione ma è gestita dal Consorzio per irrigare la piana di Tarquinia. Quel tubo può generare circa 700mila euro all’anno da produzione. Per dare in uso i beni comuni destinati a sfruttamento economico, la legge prescrive gare ad evidenza pubblica, che diano l’opportunità a più imprenditori di partecipare e garantiscano un ritorno economico alla collettività”.
Chiusura: “Riteniamo che per dare in uso quella condotta vada previsto un canone annuo di locazione di almeno 150mila euro (0,5% del valore). Invece accade che la Regione il tubo lo dà gratis e si accontenti solo dei proventi della concessione d’acqua. E che il Consorzio si ritenga soddisfatto da una somma che copre appena le spese di manutenzione. E dire che il Consorzio aveva già pagato un progetto per produrre elettricità dalla stessa condotta, grazie al quale avrebbe ridotto in modo significativo le bollette degli agricoltori che irrigano”.