Stavo passando da piazza del Plebiscito e in mezzo alla piazza vedo un esagitato in costume del ‘400, con le mani alzate verso le finestre del palazzo dei Priori, che declamava ad alta voce “di doman non v’è certezza”. All’inizio, ho pensato si trattasse di uno dei componenti del Corteo Storico, poi mi sono avvicinato e chi ti vedo? Lorenzo il Magnifico.
Spontanea la domanda: Messere, che ci fa lei qui? Sono più di 500 anni che è morto. E lui: “Sono tornato per vedere se posso essere utile a Michelini per risolvere questa vicenda ingarbugliata del consiglio comunale viterbese. Lo so, voi eravate dalla parte di papa Sisto contro di me, ma Viterbo è una bellissima città e merita di migliorare, non di retrocedere”.
Caro Messer Lorenzo, so benissimo, non tanto per gli studi, quanto perché leggo Wikipedia, che lei è famoso per la sua abilità diplomatica, nonché per il suo carisma, tanto da divenire l’ago della bilancia della politica italiana dell’epoca, ma purtroppo non siamo più nella seconda metà del millequattrocento. Lei non aveva il Pd, non c’erano moderati e riformisti, non aveva un Fioroni o uno Sposetti. Lei faceva tutto da solo senza bisogno di suggerimenti. Comunque, considerato che sta cercando delle certezze per il futuro, le dirò io come andrà a finire. Mi stia a sentire.
Circa un paio di mesi fa, sette cavalieri senza macchia e senza paura, si dissociarono dalla maggioranza comunale, stabilendo che il metodo Michelini non era la strategia giusta per far decollare Viterbo e che era necessario rivedere il tutto, per il bene della città.
Personalmente, ho approvato il gesto e ho avuto l’impressione che i “magnifici sette” facessero sul serio. Poi, con il passare dei giorni, ho incominciato ad avere molti dubbi. Il tergiversare è quasi d’obbligo in politica, ma tutto proseguiva senza alcun segno determinante: Michelini incollato alla sua poltrona che addirittura si faceva forte dall’indagine apparsa su Il Sole 24 Ore, che lo classificava come uno dei migliori e amati sindaci italiani, dichiarazioni varie di qualcuno dei “magnifici sette”, lettere aperte invitanti al ritorno e non, incontri a Roma, confronti tra Michelini e i sette (uno alla volta, uno alla volta, uno alla volta per carità). Addirittura annunci di intervento del vice-Renzi, Guerini, che rimanda di settimana in settimana, speranzoso che il PD viterbese risolva tutto da solo.
A questo punto, già possiamo immaginare il vice segretario nazionale che auspicherà un ricompattamento, in nome dell’unità del partito e del bene dei cittadini viterbesi, che non devono restare delusi da un governo di centro-sinistra. Il tutto giustificato dal timore di nuove elezioni, che potrebbero far crollare quanto conquistato dopo molti anni di aspettative, la paura dei cinquestellati, la possibilità di una rinnovata coesione della destra, ecc. ecc. E poi, a proseguire, promesse, per i sette, di una nomina a vice sindaco, assessore o altro.
Allora? Che faranno i “magnifici sette”? Continueranno a far roteare le pistole, si decideranno a sparare o diventeranno i “sette nani”?
Sono per la terza ipotesi, considerato che se dopo tutto questo tempo non hanno alzato il grilletto, forse è stato per una speranza di ricompattamento compensato. Ci voleva tanto poco a sparare, una mozione di sfiducia in consiglio con tutta la minoranza che si sarebbe aggregata più che volentieri, oppure andare da un notaio e firmare le dimissioni. Tutto ciò non è avvenuto e il cittadino medio si domanda: cui prodest? A meno che i soliti mestieranti della politica viterbese, non abbiano trovato il modo (non ci sarebbe da meravigliarsi) di mettere la sicura alle pistole.
La politica per me è stata sempre un mistero e tale rimane, ma resterei molto deluso per una soluzione accomodante, non solo per la presenza, tra i sette, di persone che stimo, ma, soprattutto, perché non riesco a comprendere come si fa a mantenere al governo della città gente che, in quasi tre anni, non ha fatto niente di valido per Viterbo, ma ha solo sfruttato e non in maniera completa, il plus della passata amministrazione.
Egregio Messer Lorenzo, vedo che è rimasto a bocca aperta e con una espressione interrogativa in volto. Vorrebbe sapere quello che è stato fatto e quello che non è stato fatto? Un po’ troppo da digerire in una volta sola; glielo dico la prossima volta, se rimane a Viterbo, altrimenti mi lasci il suo indirizzo di posta elettronica che le mando una mail.