“Hanno rubato in chiesa”. Già, proprio così: a Tuscania se ne parla da qualche giorno, anche se nei conciliaboli tra conoscenti e amici, si tende a tenere nascosto l’accaduto. Restano i fatti e questi sono incontrovertibili: dal Duomo della cittadina sono “scomparsi” un bel po’ di parametri sacri, che gli esperti della soprintendenza avevano catalogato come manufatti del XVIII secolo (ma, in un caso, potrebbe trattarsi di una pianeta del XVII secolo appartenuta al cardinale Francesco Maria Brancaccio, un personaggio piuttosto controverso vissuto tra il 1592 e il 1675. L’altro fatto è che è stata presentata regolare denuncia ai carabinieri e che della vicenda è stato informato anche il Ntpc. L’episodio è accaduto in una data collocabile tra il 9 e il 23 gennaio scorso, non sono state rilevate tracce di scasso e dalla sagrestia della chiesa di san Giacomo non risulta mancare altro, nonostante la presenza di altri oggetti di valore.
A Tuscania, dunque, se ne parla sottovoce e chi è a conoscenza dell’accaduto preferisce stare alla larga da una vicenda che per certi verso assume i contorni di un giallo. Intanto, il parroco del Duomo si è insediato da poco e p
oi, in un passato anche abbastanza recente, si sono verificati moltissimi eventi spiacevoli legati alla gestione delle ormai ex parrocchie. Epperò, ultimamente in una cerimonia pubblica, c’è stato un accenno alla misteriosa “sparizione”, ma la cosa è sembrata cadere nel vuoto. O quanto meno nessuno ha raccolto l’allarme.
Già nel 1655, dopo la morte di Innocenzo X, fu considerato papabile, ma solo nel 1667 la sua candidatura ebbe un peso effettivo; contro di essa tuttavia gravava la minaccia di un veto spagnolo, facilmente prevedibile in conseguenza dell’affare di Capaccio e per la circostanza, divenuta di dominio pubblico, che egli riceveva segretamente una pensione francese. Particolare favore sembrò godere la sua candidatura nel corso del lungo conclave del 1669-1670. Malgrado l’appoggio dei Barberini, della regina Cristina di Svezia, del cardinale Azzolini e del suo squadrone volante, essa fallì per il veto opposto di sua iniziativa dall’ambasciatore spagnolo Astorga. A nulla valsero le garanzie incondizionate che egli offrì alla Spagna: una smentita della corte di Madrid, che in precedenza aveva dato istruzioni poco precise al suo ambasciatore, arrivò troppo tardi a Roma, quando già era stata concordata l’elezione del papa Altieri, Clemente X, con il decisivo appoggio dello stesso Brancaccio.