Stavolta non sono parole o prese di posizione. Sono fatti concreti, messi nero su bianco e pesanti come macigni. Il coordinatore regionale di Forza Italia mette in mora il commissario provinciale della Tuscia (da lui stesso nominato). Nomi e cognomi, please? Claudio Fazzone, senatore della Repubblica e massimo esponente degli azzurri nel Lazio, scrive una lettera a Dario Bacocco (il commissario, appunto) nella quale boccia senza appello le recenti decisioni relative alle nomine del coordinamento degli azzurri. No, quella sfilza di nomi non va bene.
E perché, di grazia? Per caso sono tutti “brutti, sporchi e cattivi”? Assolutamente no: quei nomi non vanno bene per tre ordini di motivi. Il primo: “Sono a sottolinearti – scrive il senatore – che tali scelte scelte devono essere analizzate e concordate con me in qualità di coordinatore regionale di Forza Italia”. E il secondo? “Stando alle informazioni raccolte – aggiunge Fazzone – mi risulta che le nomine da te effettuate non sono rappresentative della pluralità delle adesioni a Forza Italia per Viterbo. passaggio che potrebbe pregiudicarne, soprattutto in una fase così delicata, non solo l’equilibrio interno ma soprattutto la capacità di affermazione e radicamento nei singoli territori e nelle comunità che rappresentiamo”. Traduzione per il colto e per l’inclita: i nominati appartengono tutti alla corrente che fa capo a Francesco Battistoni. Per le altre componenti (in primis quella che fa capo a Giulio Marini) nemmeno le briciole.
Ma è soprattutto l’ultimo punto a mettere una pietra tombale sulla vicenda: “Ti ricordo che, come ben evidenziato nello Statuto di Forza Italia, il tuo ruolo di commissario non ti consente di assumere tali decisioni”. Quindi, come aveva sostenuto qualche giorno fa sulle colonne di Viterbopost da Giulio Marini, le decisioni assunte da Bacocco non hanno alcun valore semplicemente perché il commissario provinciale non poteva prenderle se non dopo averle concordate con il coordinatore regionale. Passaggio che evidentemente non è avvenuto.
Vien da chiedesi perché, allora, si è verificata quella che a tutti gli effetti pare soltanto un’inutile forzatura, se non addirittura una provocazione? E qui le interpretazioni divergono, anche se la più accreditata fra gli addetti ai lavori resta quella della prova di forza in chiave interna. Una mossa che, alla luce della conseguenze, si sta ritorcendo contro chi l’ha ideata e poi realizzata.
Emblematica, a questo proposito, la conclusione del senatore Fazzone: “Pertanto, sono a chiederti di ritirare le nomine fatte e di concordare e condividere con me, in qualità di coordinatore regionale di Forza Italia, i nuovi componenti del coordinamento provinciale di Viterbo al fine di renderli il più rappresentativi possibile e rendendo il nostro partito sempre più inclusivo e partecipato”. Amen.
E mo’ che succede? Si vedrà, certo una mossa Bacocco dovrà pur farla. Tanto più che pende sempre su tutti la questione dei congressi (provinciale e comunale) che, se non saranno convocati per tempo, potrebbe sfociare in una class action.