Tra schermaglie procedurali, giochi delle parti, tranelli e sgambetti (alcuni riusciti, altri andati a vuoto), un’altra settimana è passata inutilmente. Da tanto, troppo tempo si sente ripetere la frase “che succede in Comune?”: ormai è diventato un mantra, una maniera per salutarsi e per intavolare un discorso mentre si prende un caffè al bar. Il fatto è che gli incontri, gli strepiti, i comunicati, le contorsioni dialettiche non producono nulla sul piano concreto. Servono atti e fatti. E di questi all’orizzonte non c’è traccia. Sembra che l’appuntamento dal notaio per le dimissioni sia stato convocato più volte e altrettante volte è stato disdetto.
Perché? E qui le versioni sono diverse e tutte ugualmente solide. Ci sono stati gli incontri romani e pareva brutto e sconveniente anticipare mosse e decisioni dei vertici nazionali e regionali del Partito democratico. Passati quelli, adesso pare brutto accelerare visto che è annunciato l’arrivo del vice segretario Lorenzo Guerini. Ma come, si muove il nostro numero 2 (che è come se si muovesse Renzi in persona) e noi gli facciamo trovare sul tavolo le dimissioni già firmate? Non se ne parla proprio, anche perché un atto del genere (sia per i mandanti che per gli esecutori materiali) significherebbe ritrovarsi fuori dal Pd. Materialmente con un provvedimento di espulsione, moralmente con un ostracismo dichiarato verso qualunque candidatura futura.
In questa situazione di stallo, il sindaco Michelini va avanti per la sua strada lastricata di insegnamenti democristiani. “Il potere logora chi non ce l’ha” sentenziò il divo Giulio e l’aforisma nella sua illogicità, si rivela in realtà perfettamente reale. E’ un fatto che il tempo sta giocando a favore del primo cittadino. Il suo ragionamento non fa una grinza: sono stato eletto e resto nel posto dove il voto popolare ha deciso che fossi; chi non è più d’accordo, se ne assuma la responsabilità e mi mandi a casa con una mozione di sfiducia (ma a questo punto con la prospettiva di un lunghissimo periodo di commissariamento a Palazzo dei priori) o con le dimissioni di massa. E così si torna al famoso notaio prenotato e disdetto. Da tutto ciò deriva che il pallino è nelle mani dei magnifici (si fa per dire) sette. Se hanno davvero voglia (e attributi), agiscano: altrimenti si rassegnino ad una qualche forma di rientro (appoggio esterno, voto provvedimento per provvedimento, altri escamotage che la politica sa sempre trovare).
Detto questo, resta la realtà di un’amministrazione ingessata, sancita dal consiglio comunale di venerdì scorso. Tredici contro tredici, l’un contro l’altro armati (anche in questo caso si fa molto per dire) e nessuna possibilità di portare a casa qualunque tipo di provvedimento, a parte la faccenda dei revisori dei conti che può essere considerata soltanto un fatto tecnico. Essenziale, ma non rilevante dal punto di vista della politica (sempre con la minuscola). Ma la situazione non può durare a lungo. Lo sanno bene tutti i protagonisti della vicenda. E persino l’opposizione (a parte i coretti da curva “tutti a casa, tutti a casa”) avrebbe grande difficoltà ad accettare un commissariamento di un anno e più, oltre ad un oggettivo incartamento nel tenere insieme le tante anime del centrodestra per individuare un candidato unitario. Adesso arriva Guerini e poi si vedrà. Vale la pena ricordare che la telenovela è cominciata quasi due mesi fa…
Buona domenica.