La crisi è rosa. O forse fucsia. Oppure rossa, come qualcuno potrebbe invece far notare, per ovvi motivi. E no, i colori sgargianti dei tailleur del ministro Maria Elena Boschi stavolta non c’entrano niente. Scala cromatica a parte, la crisi della maggioranza del Comune di Viterbo ad analizzarla bene sembra avere una forte, forte connotazione femminile. Che rischia di sfuggire ai più, se si guarda solo in superficie e si considera esclusivamente l’appartenenza al genere maschile del sindaco, Leonardo Michelini, del capo dei ribelli, Francesco Serra, dei capibastone del Pd viterbese, Giuseppe Fioroni, Ugo Sposetti ed Enrico Panunzi, e dei dominus romani chiamati a mettere mano alle fratture della maggioranza, Fabio Melilli e Tramontana.
Sull’orlo di una crisi politica, infatti, a Palazzo dei Priori c’è finito un bel gruppetto di donne. Diverse per formazione partitica, provenienza, appartenenza e visione della gestione della cosa pubblica. Mai, nella storia della città, le quote rosa sono state così decisive.
Protagoniste indiscusse della crisi sono, per quanto riguarda la giunta, Luisa Ciambella e Alessandra Troncarelli, rappresentanti delle due fazioni opposte che tengono da tempo sotto scacco l’amministrazione Michelini. In consiglio, invece, le luci della frattura di maggioranza sono puntate tutte su Patrizia Frittelli e Melissa Mongiardo, ”quote rosa” dei sette dissidenti. Ma anche Daniela Bizzarri, Martina Minchella e Sonia Perà, tutte esponenti del Pd, sono finite a vario titolo nel gorgo ribollente della crisi.