Sono le 19,37 di un grigio venerdì di febbraio quando Francesco Serra, stimato cardiologo e consigliere più votato in assoluto alle elezioni del 2013, sancisce la fine del suo ruolo di capogruppo del Partito democratico in consiglio comunale. Dimissioni già annunciate, ma ora diventate ufficiali. Non ancora operative, però, perché la comunicazione va data alla presidenza del consiglio di Palazzo dei Priori. La sintesi del suo intervento, che sfora comprensibilmente i 5 minuti concessi per regolamento (nessuno se ne lamenta, comunque) è presto fatta: ”Ho perseguito per mesi le dimissioni del sindaco, adesso mi dimetto io. Chi mi sostituirà potrà riprendere il dialogo più facilmente”. La crisi in comune, dopo oltre 60 giorni, si può dire di fatto risolta. Perché i dissidenti sono tornati al loro posto (escluso Troili, quello che ha bruciato simbolicamente la poltrona nel focarone della sua Bagnaia) e l’amministrazione Michelini ha davanti a sé spazi temporali più ampi e un po’ meno tormentati.
Ma non sarà una navigazione facile, anche se Gianmaria Santucci (FondAzione), come al solito inquadra subito la situazione: “Una lunga gestione commissariale non serve a Viterbo e ai viterbesi, ma qui ai prossimi appuntamenti saremo di nuovo 13 contro 13. A meno che non si auspichi la tecnica del cagotto…”. Che sarebbe a dire un qualche disturbo intestinale di qualcuno dei consiglieri, in modo da sparigliare con la sua assenza le forze in campo. A Serra si accoda la consigliera Melissa Mongiardo (con lacrimuccia incorporata): “Voterò i provvedimenti volta per volta, secondo la mia coscienza”. Marco Volpi by Grotte Santo Stefano: “Avrei voluto dimettermi, ma non lo faccio per rispetto di chi mi ha votato. Ma non si può certo dire che mi sento di far parte di questa maggioranza”. Insomma, ci sarà da sudare per arrivare ai numeri fatidici che assicurano la solidità del centrosinistra. Mario Quintarelli, a parte qualche polemica personale, non lascia trapelare molto se non che tutto quello si è fatto (e probabilmente quello che si farà) sarà per il bene della città. Gli altri due frondisti (Frittelli e Cappetti) non intervengono.
Lo fanno invece molti esponenti dell’ala fioroniana. Daniela Bizzarri bacchetta i colleghi dello stesso gruppo che hanno accumulato un gran numero di assenze in consiglio e in commissione; l’ecumenico Aldo Fabbrini (che si dimette anche lui da vice capogruppo) sceglie di guardare il bicchiere mezzo pieno; Cristian Scorsi ostenta ottimismo; Martina Minchella si limita a giurare fedeltà al sindaco. Dalle opposizioni, sia pure con toni non particolarmente epici, critiche solo al sindaco che avrebbe dovuto dimettersi da tempo, molto più velate ai sette che alla fine non se la sono sentita di firmare la mozione di fiducia o le dimissioni davanti al notaio. Dà fuoco alle polveri il civico Treta: “Non ci comporta così quando si sta in maggioranza. Se considerate finita questa esperienza, tirate fuori le palle e andiamo tutti a casa”. Seguito a ruota da Maurizio Tofani (Mo.Ri., ex Oltre le mura): “Confesso che non ci ho capito niente. I dissidenti Pd rientrano in consiglio e non votano nemmeno la delibera sul mattatoio presentata da un assessore che fa capo al loro stesso schieramento…”.
Schermaglie, insomma, perché l’attesa è tutta concentrata sulla replica di Michelini che, infatti, arriva quando la lancetta è assai vicina alle 21. “Avrei molte cose da dire ma non risponderò ad ognuno di voi, perché spesso il sindaco deve mordersi la lingua e stare zitto”. Ma l’imprenditore prestato alla politica, invece, le cose le dice e talvolta anche con piglio piuttosto puntuto. “Io non farò mai la pagliacciata di dimettermi e di ritirare le dimissioni allo scadere del ventesimo giorno. Questo sì che sarebbe uno schiaffo verso i cittadini. Ho sentito che un consigliere non si dimette per rispetto verso i suoi elettori: non capisco perché tale rispetto non debba valere anche per il sindaco”. Una botta anche per il suo impegno nella formazione dei Mo.Ri: “A Viterbo esiste un’area moderata e non volerne tener conto è sbagliato. Non ho mai detto a nessuno come rispondere alle domande del Sole 24Ore, ma quelle risposte sono serie”. Poi l’affondo su Serra: “Con l’amministrazione ci si deve sporcare le mani. Non si può dire sempre no a prescindere, senza peraltro mai offrire soluzioni alternative. Si discute, si litiga magari, si critica, ma poi si deve arrivare alla sintesi. Così come non accetto che venga messo alla berlina il lavoro degli assessori. Io ho sempre votato sì anche se non ero d’accordo. Perché queste sono le regole di una maggioranza. Mi si chiede un cambio di metodo: sinceramente, non ho capito bene in che cosa e come dovrei cambiare. Ditemelo e ne terrò conto”.
In chiusura, le prossime mosse: “Convocherò entro breve una riunione di maggioranza e lì parleremo a viso aperto di come andare avanti e di che cosa fare. Quella sarà la sede dalla quale trarre ogni tipo di conclusione. Ricordo a tutti, anche all’opposizione, che nell’aggiustamento di bilancio, grazie al lavoro di squadra dell’intera giunta, abbiamo trovato risorse importanti per diverse opere che interessano ai cittadini. Sono personalmente disponibile ad ascoltare i suggerimenti e le idee di tutti. Le diversità non mi spaventano, anzi sono uno stimolo per fare di più e meglio. Per me ci sono le condizioni per ripartire”. Si chiude: sono le 21,19. Una sensazione a pelle? Gli irrigidimenti di ieri sono destinati ad ammorbidirsi (almeno parzialmente) con il passar del tempo e il cammino dell’amministrazione si prospetta leggermente meno in salita.