Il problema, come sempre in Italia, sta nel grande e non nel piccolo. Le conseguenze però (altra consuetudine) inevitabilmente si riflettono sulla parte minuta.
Succede così che negli ultimi giorni si sparge la notizia che a breve, e a Civitella Cesi, dovrebbero arrivare venti profughi. Con la logica preoccupazione (che non fa assolutamente rima con razzismo) dei pochissimi residenti.
Una volta tanto però la politica pensa di agire con criterio, dibattendo dell’evento in sede di Consiglio comunale. Che, per agevolare ancor più la pratica, si sposta da Blera alla frazione sopra citata.
“Il Consiglio ha approvato all’unanimità il documento con il quale si chiede un incontro al Prefetto di Viterbo per discutere insieme della cosa – apre il sindaco Elena Tolomei – La seduta è aperta agli interventi dei cittadini, per permettere loro di partecipare alle decisioni da prendere”.
Bene. Questa sorta di cooperazione fa capire che gli intenti sono trasversali. Avanti. “Il nostro vuole essere un appello al buon senso. Accogliere i migranti nella ristretta e isolata comunità di Civitella comporterebbe infatti – spiega ancora lei – problematiche di ordine pubblico e sicurezza che si pongono non solamente in relazione alla comunità, ma anche a quella dei migranti stessi. La frazione ha un’unica strada che la collega al paese principale, da cui dista 8 km. Non c’è servizio Cotral e il trasporto pubblico urbano fa solo due corse al giorno. Non c’è sufficiente linea per i cellulari e il collegamento internet dà problemi in continuazione. La maggior parte di chi ci vive è pendolare. C’è solo un bar e nessun altro centro di aggregazione. Infine, la stazione dei Carabinieri conta solo tre unità a fronte di un territorio molto vasto”.
Vi è poi un numero schiacciante da considerare: “In un borgo di 200 persone arrivano 20 migranti – chiude la Tolomei – cioè significa che all’improvviso si crea un nuovo gruppo che va ad incidere per il 10% con dinamiche differenti all’interno di una comunità storica strutturata. Il tutto in un contesto di isolamento”.
Sul caso interviene anche l’Arci. Che conosce bene il tema. “Partiamo dal presupposto che il bando che deciderà la destinazione è ancora in fase di svolgimento – apertura -Civitella comunque non è in grado di ospitare i rifugiati e i richiedenti asilo, soprattutto per l’assenza sul posto di un presidio sanitario adeguato, la mancanza di collegamenti pubblici con le località vicine e l’assenza di una copertura telefonica efficace”.
È ancora: “In questo tipo di accoglienza gli enti locali sono completamente tenuti all’oscuro e sono bypassati da chi vi partecipa proponendo la propria offerta alla Prefettura. Anche se parte della colpa è pure loro. È stato infatti lo stesso capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno Mario Marcone a far avere recentemente una circolare a tutti i comuni di Italia nella quale chiedeva la partecipazione ai bandi per la seconda accoglienza. Un modo, di fatto, per allontanare la possibilità di un arrivo ‘in emergenza’”.
Chiusura. Il bando assegna l’accoglienza di 360 persone in tutta la provincia. E la Prefettura non ha ancora aperto le buste.