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“Arsenico, il problema c’è ancora”

Il Comune di Tuscania si rivolge al Tar contro il commissariamenti del servizio idrico

Fabio Bartolacci, sindaco di Tuscania

Fabio Bartolacci, sindaco di Tuscania

Tuscania non lascia, anzi raddoppia. Il commissariamento del servizio idrico deciso dalla Regione nei confronti di quei comuni che non fanno parte di Talete e che quindi non sono nelle condizioni di gestire autonomamente la manutenzione dei dearsenificatori diventa oggetto di un ricorso al Tar presentato dall’amministrazione guidata dal sindaco Fabio Bartolacci. Dunque, sulla legittimità della decisione assunta dalla Pisana dovrà pronunciarsi la magistratura amministrativa, come peraltro lo stesso primo cittadino aveva preannunciato qualche settimana fa quando venne fuori la problematica della dearsenificazione.

Ma in una lettera ieri alla Direzione regionale infrastrutture, ambiente e politiche abitative, area risorse idriche e Sii (Servizio idrico integrato) e per conoscenza all’assessore Fabio Refrigeri e ai consiglieri regionale Silvia Blasi (Movimento 5Stelle), Daniele Sabatini (Cuoritaliani), Enrico Panunzi e Riccardo Valentini (Pd), si affrontano anche questioni tecniche tutt’altro che irrilevanti. “Se mai ve ne fosse bisogno – scrive Bartolacci – le motivazioni di mal costruzione e funzionamento dell’impianto di dearsenificazione dell’acqua delle Quercette non sono generiche né tantomeno pretestuose”. Infatti, “l’impianto – continua il sindaco di Tuscania – non sembrerebbe progettato con criteri innovativi volti ad un contenimento dei costi di gestione, anzi essendo provvisto di un doppio sistema di pompaggio dell’acqua, ciò incide notevolmente sui costi dei consumi elettrici”. Il vero grande problema, comunque, è che la presenza di arsenico è tutt’altro che cancellata o ridotta, tanto che “dai rilievi effettuato da Arpa Lazio il 15 dicembre scorso, si evince chiaramente che in uscita dalle fontane di prelievo si riscontrano valori superiori al consentito”. “E’ evidente quindi – conclude Bartolacci – che l’impianto realizzato non risolve in modo definitivo il problema dell’arsenico”.

Un impianto di dearsenificazione

Un impianto di dearsenificazione

Per il comune di Tuscania, insomma, non solo l’impianto in località Quercette costa molto, ma soprattutto dearsenifica poco. Tanto che “è nostra intenzione – si legge ancora nella missiva spedita ieri – riattivare una casetta di distribuzione dell’acqua, nonché individuare la migliore localizzazione per la realizzazione di pozzi per il prelievo di acqua con scarsissima presenza di arsenico”.

Pesanti le considerazioni di carattere generale espresse nella stessa lettera: “L’acqua è un bene pubblico e non può avere gestioni private o pubblico-private, così come è stato evidenziato con il referendum. Il gestore del Sii non può avere quindi un partner privato o agire in regime monopolistico. Non può essere una colpa per le Amministrazioni l’inerzia della Regione. Ad essa spettava intervenire a favore dei cittadini difendendo la legge approvata dal consiglio, ma finora si è dimostrata assolutamente immobile sul tema, come dimostrato dai continui rinvii nella discussione della proposta sulla ridefinizione degli ambiti di bacino”.

“Il nostro ricorso al Tar – conclude Bartolacci – contro il commissariamento per il trasferimento della gestione idrica di Tuscania è la risposta ad una gestione fino ad oggi fallimentare da parte del gestore unico. Una società come la Talete, a fronte di bollette tre volte più esose di quelle emesse dal nostro comune, non garantisce certe un servizio migliore. Non possiamo accettare che il denaro pubblico, sia esso regionale o comunale, possa essere speso senza una seria programmazione e senza che il suo utilizzo dia soluzione ai problemi”.

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