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Acqua ai privati? Si leva un coro di no

Movimento 5Stelle e Comitato "Non ce la beviamo" insistono sul referendum

In primo piano, Vincenzo Grasselli (sindaco di Vignanello), unico ad astenersi sulla cessione di quote di Talete ai privati

In primo piano, Vincenzo Grasselli (sindaco di Vignanello), unico ad astenersi sulla cessione di quote di Talete ai privati

Fuoco incrociato contro l’ipotesi di un ingresso dei privati nel capitale sociale della talete, la società che gestisco il servizio idrico integrato nella Tuscia. Più che di un ipotesi, comunque, si9 deve parlare di un vero e proprio passaggio epocale, sancito dal sì pressoché unanime (unico astenuto il sindaco di Vignanello Vincenzo Grasselli) alla proposta del consiglio di amministrazione di avviare contatti con eventuali partner privati.

“I cittadini laziali (viterbesi compresi) si sono già espressi circa la volontà di una gestione del servizio idrico pubblica e non privata – attacca il Movimento Cinquestelle – . Lo hanno fatto sia con il referendum nazionale il 12 e 13 giugno del 2011 sia con una legge di iniziativa popolare regionale (la nr. 5 del 2014) votata all’unanimità da tutto il consiglio regionale, che sembrava finalmente mettere fine alla possibilità della cessione dei servizi di gestione idrica a privati”. Una volontà avvalorata anche dalla “presentazione di un referendum propositivo che consentisse ai viterbesi di ribadire la loro volontà come espressamente consentito dallo Statuto comunale di Viterbo”. “Sembra però che tale referendum non potrà avere luogo – aggiungono i grillini – poiché l’iter previsto per la sua approvazione si è bloccato a causa della crisi politica che il comune sta affrontando. La prima commissione, infatti, non ha potuto discutere l’ammissibilità del quesito per il mancato raggiungimento del numero legale sufficiente a discutere i punti previsti determinando l’impossibilità a procedere ai lavori. Esprimiamo tutta la nostra indignazione circa un episodio che dimostra come le beghe politiche di questa maggioranza siano deleterie per la città e per i cittadini che in questo caso  saranno probabilmente privati di un loro diritto di partecipazione diretta alle scelte della propria amministrazione per mere cause politiche”.

E ancora: “Da mesi abbiamo chiesto di discutere ed approvare i regolamenti attuativi delle procedure di partecipazione e  sollecitato la trattazione della pratica. Probabile conseguenza, anche in virtù della decisione dei soci di Talete e del decreto “salva Italia” sarà l’ingresso di Acea, società che detiene già una alta percentuale di gestione del servizio idrico nella regione Lazio ove ha evidenziato molteplici criticità, tanto che numerosi comuni del basso Lazio stanno cercando di uscirne. Sembra quindi che il volere dei cittadini non venga assolutamente preso in considerazione da chi amministra la nostra città, compresi gli esponenti del Pd, in prima fila a festeggiare in piazza l’esito referendario qualche anno fa”. Categorica la conclusione: “Chiediamo a tutti i viterbesi di non demordere e di sostenere chi  sta lottando per ottenere la gestione pubblica dell’acqua. Uniamo le forze per ottenere un diritto fondamentale, l’acqua come bene comune, cercando di essere presenti sia agli eventi organizzati sia ai consigli in programma per esercitare pressione sui politici che, ricoprendo peculiari cariche istituzionali, possono decidere l’esito di questa battaglia civile”.

Alcuni esponenti del comitato per il referendum cittadino sull'acqua

Alcuni esponenti del comitato per il referendum cittadino sull’acqua

“È con un certo sconcerto – interviene il Comitato “Non ce la beviamo” – che abbiamo letto le recenti dichiarazioni del residente della Provincia di Viterbo Mazzola nelle quali ha etichettato come estremista la posizione di quei comitati e di quei cittadini che continuano a difendere l’acqua pubblica. Secondo il presidente l’unico modo per gestire in modo serio e capace le risorse idriche sarebbe quello di privatizzare i servizi, data l’inadeguatezza degli amministratori pubblici a svolgere con efficacia tale funzione. Inoltre nessun impedimento politico alla privatizzazione deriverebbe dal referendum tenutosi nel 2011”. “Rammentiamo innanzitutto a Mazzola – sottolinea il comitato – come le cronache nazionali, non soltanto politiche, dimostrano che le difficoltà nel gestire direttamente secondo criteri di efficacia e di economicità i servizi pubblici non scompaiano affatto in caso di privatizzazione, ma si trasformino in altrettante criticità nei rapporti con la gestione privata. In altri e più diretti termini, quali garanzie offre il ceto politico provinciale e regionale che ha gestito Talete s.p.a. con le modalità ed i risultati che sono davanti agli occhi di tutti i viterbesi, di individuare il soggetto privato più idoneo al quale affidare le risorse idriche e di esercitare poi nei confronti dello stesso un adeguato potere di indirizzo e di controllo?”. Ma c’è anche altro: “Quanto poi all’economicità e all’efficacia delle gestioni private invitiamo Mazzola a prendere informazioni sulla vicenda di Acqua Latina o ancor più semplicemente a verificare le tariffe delle imposte che pagano i cittadini viterbesi per il servizio privatizzato di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, avendo anche cura nel contempo di scendere dal palazzo e di constatare personalmente il livello di pulizia e di decoro che viene offerto loro in cambio. Ricordiamo infine a Mazzola che con il referendum del 2011 il popolo italiano ha dato un chiaro mandato alla sua classe politica ed amministrativa affinché mantenga all’interno di un perimetro pubblico la gestione delle risorse e dei servizi idrici. Ci rendiamo perfettamente conto che dopo la pseudoriforma della rappresentanza politica delle amministrazioni provinciali né il presidente, né gli altri amministratori hanno più necessità di ottenere il voto dei cittadini per essere eletti. Ciò nondimeno riteniamo comunque doveroso che chi rappresenta un ente pubblico territoriale non si mostri così sprezzante nei confronti di un inequivocabile pronunciamento popolare”.

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