Di lui dicono che all’inizio sia un diesel. Uno di quelli a cui serve di scaldarsi un po’ prima di cominciare a girare forte, e forse è vero. Per lo meno nelle ultime gare con la maglia gialloblù, ora che ha iniziato a giocare con continuità dopo un po’ di panchina, ha mostrato che effettivamente sì, parte lento. Ma che poi quando prende il ritmo diventa rock. Molto rock. E allora sì che ci fa divertire.
Stefano Selvatico, centrocampista gialloblù classe 1989, è uno di quei giocatori per cui ho un debole, lo confesso. Chi mi legge da sempre lo sa: la scrivente ha una passione viscerale per i calciatori dai piedi buoni, quelli che si nutrono di tecnica e di giocate di classe. E quando nella Viterbese ne arriva uno – senza nulla togliere agli altri che sono comunque tutti giocatori di altissimo livello e qualità, ci mancherebbe! – non posso esimermi dal tesserne le lodi.
Bresciano, con un curriculum di tutto rispetto, Selvatico è stato definito “i piedi migliori della serie D”, anche se lui di esperienza ne ha fatta pure un po’ in Lega Pro (la Viterbese a novembre scorso lo ha prelevato dal Catanzaro). Inizialmente poco utilizzato da mister Nofri, si è fatto trovare pronto quando il centrocampo gialloblù ha avuto bisogno di lui. A volte brillando meno di quanto un giocatore della sua qualità avrebbe meritato, impiegato per necessità in un ruolo da mediano che senza le coperture adeguate alle spalle ne ha inibito il talento. Ma il ragazzo non si è tirato indietro.
Domenica scorsa nella gara interna contro il San Cesareo, Stefano Selvatico ha mostrato tutta la sua piena bravura. Lucido in cabina di regia, in più di un’occasione ha regalato al pubblico presente al Rocchi lanci spettacolari, agganci da categoria superiore e assist decisivi. Davvero un peccato che, per questioni di under, non lo potremo mai vedere giocare insieme a tutti gli altri talentuosi compagni di reparto Cuffa, Nuvoli, Boldrini, Belcastro, etc etc.