Alla Scuola Sottufficiali dell’Esercito (guai a chiamarla Sas, ma ai viterbesi se dici SSe, ti scambiano per un discendente di Himmler…) si lavora duramente e seriamente ogni giorno dell’anno. Ma spesso è un’azione conosciuta solo dagli addetti ai lavori: non filtra, non passa. D’accordo, ci sono gli allievi marescialli che ìn libera uscita spendono, frequentano i ristoranti, i locali, ma all’apparenza il rapporto tra Viterbo e l’istituzione militare sembra fermarsi qui. Ed era così anche quando alla Sarvam arrivavano centinaia di reclute ogni mese per il Car: portano ricchezza, fanno lavorare i taxisti, quando c’è il giuramento arrivano le famiglie pure loro qualcosa spendono… E c’è pure la sede storica e principale dell’Aves, l’Aviazione dell’Esercito, sempre lì sulla Tuscanese con migliaia di uomini, di famiglie, di figli che vanno a scuola. Le letture di cui sopra appaiono quanto meno superficiali perché in realtà la simbiosi è molto più profonda sia con l’Esercito che con l’Aeronautica. Qui sui primi versanti della Cimina si registra una presenza media di 200 allievi, con punte (in occasione di corsi specifici) di anche 300 presenze giornaliere per mesi interi. Alle quali vanno ovviamente aggiunti i militari che abitualmente prestano servizio nella caserma Soccorso Saloni.
Da una decina di giorni, il nuovo comandante della scuola che forma i futuri sottufficiali è il generale di brigata Gabriele Toscani De Col, successore del generale di divisione Antonio Zambuco, al quale (per uno strano destino) aveva dato il cambio anche alla guida della scuola di Capua. Romano, residente a Monterosi, giocatore di golf, ma anche e soprattutto voglioso di conoscere più da vicino la realtà in cui si trova ad operare. Ed ecco allora un invito a pranzo ai rappresentanti della stampa locale che dovrebbero (condizionale molto d’obbligo) conoscere più da vicino le “cose” di Viterbo. Nulla di artefatto, ma tutto all’insegna della semplicità: si pranza a mensa e le pietanze sono quelle previste dal menu giornaliero. “Non ci devono essere muri – sottolinea il comandante – con i viterbesi. Né fisici, né psicologici. Non abbiamo segreti da nascondere e dunque la caserma è aperta a tutti”. Naturalmente nel rispetto delle logiche e naturali misure di sicurezza e di controllo che una struttura militare deve rispettare. Già al momento dell’insediamento, s’era intrapreso il discorso relativo agli impianti sportivi: campo di atletica, campo di calcio, piscina, palestra. Sono strutture oggi utilizzate dai militari e dalle loro famiglie, ma certo sarebbero disponibili (e in parte già lo sono) anche per le società sportive che ne dovessero fare richiesta. “Da parte nostra – sempre il generale Toscani De Col – c’è la massima apertura a discutere con chi si fosse interessato. Sediamoci a tavolino, parliamone, discutiamone: una soluzione si trova sempre”.
A tavola, si parla di tutto: di Viterbo e dei suoi cittadini. Delle abitudini, delle tradizioni, delle aspirazioni di una città che vorrebbe (e potrebbe) decollare, ma che per una ragione o per un’altra rimane impiombata dai suoi limiti. “Il nostro compito principale – conclude il comandante – è formare qui a Viterbo i nostri futuri marescialli e a Cassino i sergenti. Ma l’Esercito è a disposizione dello Stato per ogni altra evenienza e necessità. I viterbesi sappiano che saremo sempre al loro fianco e che su di noi potranno contare sempre. Vogliamo rappresentare una ricchezza, un valore aggiunto per Viterbo, in tutti i sensi”.
Benvenuto, generale, e in bocca al lupo.