Adesso che Radio Punto Zero ha chiuso – dal 31 dicembre stop alle trasmissioni e frequenze vendute ad una nuova emittente nazionale – i ricordi vengono fuori così, in una raffica naturale di nomi e date, di episodi e canzoni. Perché è difficile cancellare un nastro inciso quarant’anni fa, registrato con la passione e lo spirito dei pionieri, in un’Italia di provincia lontana sì da quella delle bombe e della tensione (il periodo era quello) ma convinta che le cose stessero cambiando, per citare Dylan, e che si potessero cambiare anche con un’antenna, una piastra per i dischi, e un microfono, certo un microfono.
Dopo Omero Giulivi, che ha raccontato a Viterbonews24 il quadro generale di un’avventura durata appunto quarant’anni, la storia di Radio Punto Zero si merita un’altra puntata. La prospettiva, stavolta, è di Secondiano Zeroli, giornalista, collaboratore di quella rete per nove anni, dal 1975 (qualche mese dopo la fondazione) al 1984. Zeroli ha una memoria mostruosa: ricorda le date, gli aneddoti, i retroscena, i collegamenti. Insomma, è la persona ideale per andare ancora più a fondo a questa che, lo si voglia o meno, resta un’esperienza importante nello sviluppo della comunicazione della Tuscia, e per certi versi anche dei suoi costumi.
DURA LEX Parla Zeroli, e spingiamo il tasto Rec: ”Radio Punto Zero fu la prima emittente della provincia di Viterbo, e una delle primissime in Italia. Arrivò persino prima della legge sulla liberalizzazione delle trasmissioni private, del 1976. Diciamo che Maurizio Tocchi, il fondatore, aveva giocato d’anticipo, e con lui altri nel Paese, mi è capitato di leggere che anche Gerry Scotti aveva iniziato così, all’epoca. La confusione legislativa era tanta sotto il cielo, e perciò si andava avanti così, nell’incertezza. C’era un avvocato, un genovese, che dava consigli a tutti: facevamo delle riunioni a tema, con lui, al ristorante Checcarello di Bagnaia, dove tra un piatto di tonnarelli e l’altro, insieme alle altre radio della zona cercavamo di capirne di più. Chi c’era? Radio Poker Tarquinia, Radio Alto Lazio, Radio Gluck, Radio Viterbo…”. Tutte scomparse, chi prima chi dopo.
DAL VOSTRO INVIATO IN TEVERINA Ma come cominciò Zeroli? ”Con mio fratello – ricorda -, nel giugno del 1975. Facevamo Teverina 2000, una cassetta di mezz’ora di notizie dalla zona Teverina, da Bagnoregio a Lubriano, da Civitella a Castiglione, che la radio mandava alternandola con la musica. Mi ricordo che nella prima edizione c’era una canzone di Santana. Che notizie davamo? Di cronaca, di cultura: Italo Calvino ospite a Civita di Bagnoregio per presentare un libro, per esempio”. Quarant’anni fa la città che muore era già un riferimento culturale per i grandi, come lo è oggi.
LA RAGAZZA DEL PIPER La domanda che può porre un giovane contemporaneo, un nativo digitale come dicono quelli bravi, potrebbe essere: come si faceva allora la radio? Con quali mezzi? Perché la passione da sola non basta, anche se può aiutare. ”Premetto che se uno, come il sottoscritto, non è portato per la tecnologia oggi non lo era neanche allora – dice Zeroli -, bisogna immaginarsi la difficoltà anche nel mettere i dischi, i 33 giri e i 45 che riuscivamo ad ottenere dalla Ricordi, famosa casa discografica. Andavano di moda Mal, Patty Pravo, cantanti del genere. C’era la piastra dove si mettevano i vinili, ma bisognava stare attenti anche a passarci vicino, perché si rischiava di far saltare il disco. E per insonorizzare la sala si usava la lana di vetro, che alla lunga faceva starnutire”.
IL TRASLOCO A CIVITA CASTELLANA Da Soriano, da una bella sede circondata dai castagni, nel 1980 la radio si trasferì a Civita Castellana, cittadina che stava crescendo con lo sviluppo della ceramica: ”Alle cinque di mattina la piazza era già animata, i bar pieni. Gli operai che attaccavano il turno, come a Torino – racconta Zeroli – Molti di loro collaboravano anche con noi. Nel 1982 entrò la curia, con un investimento importante deciso dal vescovo, monsignor Rosina, un piemontese che credeva molto in queste cose. Il passo successivo, l’apertura di una televisione, fu quasi naturale: io conducevo il telegiornale insieme ad Eraldo Delle Monache, andavamo forte, e visto che Rai Tre era appena nata e non si prendeva ancora bene. Arrivammo a fare anche il sette per cento di audience, la nostra programmazione era pubblicata pure su Tv Sorrisi e Canzoni, la rivalità con TeleViterbo, i tanti giovani cresciuti e poi diventati professionisti”.
LA MAGLIA GIALLA Ma Zeroli – anche nel ritratto di Omero Giulivi – è passato alla storia (sì, alla storia) di Radio Punto Zero, e per certi versi anche delle radio libere italiane, per un’altra ragione. Lo sport, e il ciclismo: ”Secondiano – aveva ricordato Giulivi – faceva le radiocronache del Tour de France”. Come, come? Un viterbese suiver, inviato al seguito della Grand Boucle come i Gianni Brera e i Gianni Mura? ”Macché… Semmai ero inviato all’albergo gli Oleandri – risponde con ironia Zeroli – Io sono laureato in francese, ho vissuto anche per un anno a Nizza. Da sempre sono un grande appassionato di ciclismo. Così ascoltavo la radiocronaca diretta della radio francese, traducevo e ogni ora aggiornavo sui passaggi, i gran premi della montagna, eccetera. La trasmissione si chiamava Bonjour Tour de France, raccontammo il crollo di Merckx nel 1977, il ritiro di Hinault nel 1980… Va tenuto conto che allora la Rai non seguiva il Tour”. Radio Punto Zero, invece, sì. Ma anche il calcio, quello locale, che all’epoca tirava e coinvolgeva. E pure in questo caso bisognava giocare d’astuzia, e d’arguzia.
TUTTO IL CALCIO BARACCHINO PER BARACCHINO ‘’Le radiocronache le facevamo col baracchino, con il Cb, la radiotrasmittente – dice Zeroli – Dal campo si trasmetteva via radio alla sede centrale della radio, scusate il bisticcio di parole, che a sua volta le irradiava attraverso le sue frequenze in modulazione di frequenza. Naturalmente il problema era la distanza, perché i baracchini non erano potentissimi. Da Civita Castellana riuscivamo a trasmettere la partita che si giocava a Ronciglione, mentre da Soriano soltanto la Sorianese…’’. E proprio un Sorianese – Tarquinia di Prima categoria fu la primissima partita raccontata agli ascoltatori in diretta.
La storia finisce oggi. ‘’Segno dei tempi che cambiano’’, conclude Zeroli.