Le parole più ricorrenti? “A casa”, “Siamo stanchi di questi signori”, “Non sono capaci di governare”. La minoranza di Palazzo dei Priori non ne può più. Chiede che il sindaco Michelini vada via e che si torni subito al voto. Senza se e senza ma, senza tergiversare ulteriormente. Chi ne va di mezzo è la città. Sono passati quaranta giorni da quando i sette dissidenti del Pd hanno deciso di sfiduciare il sindaco, ma lo hanno fatto solo a mezzo stampa e non nelle sedi competenti. O meglio nella sede, l’unica deputata per prendere decisioni così pesanti, e cioè Palazzo dei Priori. Da allora il nulla cosmico, una serie di riunioni infruttuose che allungano l’agonia. Al Caffè Letterario c’è tutta l’opposizione in consiglio comunale: Ubertini e Marini (Forza Italia), Grancini e Buzzi (Fratelli d’Italia), Santucci (FondAzione), Micci (Gruppo misto), Insogna e Moltoni (Gal). Gli altri sono assenti giustificati, tranne De Dominicis (M5S) e Frontini (Viterbo 2020): il “grillino” ha presentato mozione di sfiducia (sottoscritta dalla collega) ma questa modalità non viene accettata dal resto della minoranza. “Questa agonia – sostengono in coro – deve finire, per il bene di Viterbo e dei viterbesi. Siamo pronti ad andare subito dal notaio. Questa città ha bisogno di un sindaco e di una amministrazione che la guidi”. E Santucci svela: “Stiamo valutando di scrivere al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per illustrargli la situazione. Ormai Viterbo fa ridere tutta l’Italia: siamo conosciuti per i cartelli scritti in un inglese maccheronico, per la Macchina di santa Rosa ancora a Milano, per le buche e gli striscioni allo stadio. Siamo stanchi di questa situazione: un sindaco incapace e un vicesindaco altrettanto incapace. Tutto quello che vediamo e ascoltiamo non serve: ma davvero pensate che la situazione di Viterbo non si risolve perché saltano le riunioni a Roma? La verità è che la maggioranza non ha soluzioni e non sa come porre rimedio”.
Claudio Ubertini (capogruppo di Forza Italia) è ancora più diretto: “Siamo incazzati e più di noi lo sono i viterbesi. Siamo da un mese e mezzo ostaggio di questo sindaco, di questa maggioranza e dei Moderati e Riformisti. Questa situazione sta assumendo contorni allucinanti e sta portando danni alla città. Siamo stanchi di essere presi in giro da questi signori che continuano a giocare sulla pelle dei viterbesi: non sono nelle condizioni di governare, anzi non lo sono mai stati. Dal 17 dicembre non si convoca un consiglio comunale e martedì ce ne sarà un altro solo perché scadono i giorni utili per convocare il consiglio stesso”. Luigi Buzzi parla di accanimento terapeutico: “Siamo pronti a qualunque tipo di azione pur di far cadere l’amministrazione Michelini. Anche Ugo Sposetti ha posto fine a questa esperienza di governo della città. Devono avere il coraggio di dire: è stato un fallimento totale”. Giulio Marini è il consigliere dal dente più avvelenato: “Quando la mia maggioranza non approvò il bilancio, mi dimisi. E così come dice la legge ci sono venti giorni per trovare un’altra maggioranza. L’ho fatto nei tempi previsti non in sei mesi. Quando ho perso le elezioni sono andato via con decoro”. E ancora: “Hanno inaugurato gli ascensori, ma adesso sono chiusi perché non è stata affidata la gestione. E non hanno neanche pensato ai portatori di handicap”.
E gli inviti a mettersi da parte continuano. Elpidio Micci parla di amministrazione nata male e finita peggio: “Sappiamo tutti come il centrosinistra ha vinto le elezioni. Tuttavia adesso non importa: prima se ne vanno meglio è per tutti”. Alla conferenza anche Sergio Insogna, che di questa maggioranza è stato esponente: “Questa è anche una nostra sconfitta e parlo anche a nome di Moltoni. Ma abbiamo l’attenuante della buona fede. Michelini si è presentato come un sindaco contro i partiti e alla fine ha fatto parte di una rissa all’interno del Pd”. L’opposizione è pronta a staccare la spina.