Provate a immaginare un posto bellissimo, confortevole, dove poter parcheggiare il vostro camper e passare qualche giorno in relax. Una vallata verde, magari. Con sullo sfondo una cornice medievale. Con due comodi ascensori moderni, che vi conducono direttamente al centro della città. Dove ad attendervi c’è una Pensilina tecnologica capace di darvi tutte le istruzioni necessarie su cosa comprare, cosa visitare e cosa mangiare. Immaginate, infine, che tutto questo sia gratuito.
Fantascienza, direte voi. Un paradiso così non esiste. E invece si, esiste eccome. Si chiama Valle Faul. Sta a Viterbo. E da una vita è il regno supremo del campeggio selvaggio.
Inutile sottolinearlo, da sempre quel lembo di natura è meta di camperisti occasionali. Succedeva ai tempi di Gabbianelli, durante l’era Marini, e anche oggigiorno, con Michelini al comando. Perciò colpe e meriti non sono di nessuno. Ossia, sono di tutti.
La geografia della città (anzi, della Tuscia), in fin dei conti, impone questo tipo di scelta: micro-turismo, lo chiamano i tecnici. Mordi e fuggi, gli altri. Ma poco cambia.
I pellegrini vengono. Posteggiano quei giganti dove vogliono. Sporcano e occupano stalli (per dirla come la nuova infomobilità). E se ne rivanno via felici e contenti. Abbandonando rifiuti ovunque. Poiché, oltre a trattarsi di incivili (nella maggior parte dei casi), si ha a che fare anche con dinamiche non regolamentate.
Non ci sono cartelli. Non ci sono secchi a sufficienza. Non c’è, in primis e nell’anno del Signore 2016, una cacchio di area sosta certificata.
Perché? Ci si chiede allora. Come mai nessuno ci ha pensato? E dire che da Santa Barbara a Riello, passando per il fuori le mura di Faul, spazio da attrezzare ce ne sarebbe. Fin troppo.
Lembi da trasformare, spendendo pure poco, che darebbero lavoro. Che creerebbero opportunità (la setta dei camperesti è enorme). Che, come sta in bocca a chiunque, svilupperebbero indotto.
Ed invece? “Ci siamo fatti un giro ieri mattina, proprio a Valle Faul – tuona Lucio Matteucci, il civico viterbese – pneumatici fermi sopra il pratino appena seminato, parafanghi che accartocciano aiuole, mondezza a quintali. I vigili dicono che sono pochi, per poter controllare tutto. E la città diventa terra di conquista senza che nessuno ne giovi”.
Si riuscirà mai ad arrivare ad un’area sosta camper autorizzata? Nessuno lo sa. L’appello viene quindi girato a chiunque sia interessato. Confidando che qualche privato illuminato, con due spicci (ormai è tutto automatico, non occorre nemmeno mettere personale), decida di fare business facile. E pulito.