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L’Alta Tuscia vince la sfida in cucina

La trattoria “Ciccio alla Capannaccia” di Torre Alfina vince la puntata di "Quattro ristoranti"

Daniele Polici, il vincitore, con lo chef Alessandro Borghese

Daniele Polici, il vincitore, con lo chef Alessandro Borghese

La cucina dell’Alta Tuscia batte i vicini della Toscana e dell’Umbria e si aggiudica il successo nella trasmissione  “Quattro ristoranti” in onda sui canali Sky e condotta dallo chef Alessandro Borghese. “Ciccio alla Capannaccia” di Torre Alfina viene giudicata come “Miglior trattoria di confine” , superando nella valutazione complessiva l’“Hosteria da Pantalla” di Pitigliano, la “Trattoria Da Gianfranco” di Trevinano e la trattoria Duca di Orvieto”, appunto di Orvieto.

Borghese, conduttore del programma e giudice unico, assegna al locale acquesiano una valutazione di 104 punti, al secondo classificato ne vanno invece 90, seguito ad un’incollatura (89) dal ristorante di Trevinano, mentre con 79 chiude la trattoria umbra. Al vincitore vanno cinquemila euro che potranno essere utilizzati a propria discrezione dal titolare Daniele Polici, che si avvale della collaborazione della fidanzata Elena e della mamma e che in cucina ha portato le ricette del padre. Romano di nascita, Polici si è trasferito in campagna e si è innamorato del paesaggio incontaminato e della genuinità della vita. La cucina è casereccia, i prodotti sono tutti a chilometro zero, provenienti dalle 3 regioni (Lazio, Umbria e Toscana) che in un pugno di chilometri quadrati uniscono sapori, tradizioni e consuetudini. Il locale esiste dal 1954, ma Ciccio lo ha preso in gestione da 4 anni. Prima era una fraschetta, un posto con un braciere dove si vendeva vino e pane, poi è diventato una rivendita di generi alimentari dove si poteva trovare di tutto.

Gianfranco, titolare dell'omonima trattoria di Trevinano

Gianfranco, titolare dell’omonima trattoria di Trevinano

La puntata di  “Quattro ristoranti” (la nona della serie) si è concessa un viaggio in Etruria che si colloca tra Toscana, Lazio e Umbria e raccoglie tre tradizioni gastronomiche del cuore del centro Italia: dai pici toscani alla carbonara, dagli umbrichelli umbri alla selvaggina e al cinghiale al ragù d’oca, una cucina davvero di confine capace di mescolare sapori forti e genuini.

Il successo dell’Alta Tuscia è completato dal terzo posto, ad appena una lunghezza dalla piazza d’onore, della “Trattoria Da Gianfranco” che prende il nome dal proprietario, Gianfranco Delli Campi, verace come il paesino in cui vive e lavora con la moglie Anna, originaria di Salerno. E il suo tocco mediterrano e campano si sente. Le pareti sono tappezzate di foto di ospiti illustri. Posto accogliente come il proprietario, la tipicità è che si fa tutto a mano, puntando soprattutto sulla pasta, sul cinghiale, sui pennuti alla griglia e sui dolci della casa. Questi ultimi sono anche il pezzo forte dell’“Hosteria da Pantalla” di Pitigliano: Silvia Chiatti, la proprietaria, si occupa della sala e dei dolci, mentre la mamma è in cucina. La loro idea di cucina è decisamente casereccia, fatta con materie di prima qualità; il menù è strettamente tradizionale, i tortelli con il ragù di cinta sono il must, chi li mangia torna per assaggiarli di nuovo. Chiude la graduatoria la trattoria “Duca di Orvieto”, affidata alle cure della chef e proprietaria Adler Bonavera, che accoglie gli ospiti e fa anche da sommelier. Di origine trentine, è arrivata a Orvieto direttamente da Roma, dove ha vissuto 30 anni, e propone una cucina ispirata alle ricette del 1500 e la propone senza cambiare nulla. Nel menù ci sono anche i formaggi di pecora fatti in casa. La sua filosofia è “faccio quello che mi diverte, quando non mi diverte più smetto e cambio”.

 

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