In Italia sono oltre 8mila le società e gli enti pubblici partecipati e di questo numero enorme, soltanto 251 sono chiuse o dismesse nel periodo 2013-2014. Vantano (si fa per dire) tutte insieme circa 26.500 consiglieri di amministrazione delle società pubbliche e altre 22mila sono le persone preposte agli organi di controllo (collegi dei revisori e collegi sindacali). Sapete quanto spendiamo? 2,5 miliardi di euro rappresentano il costo diretto e indiretto dei consigli di amministrazione, di cui 600 milioni di euro per gettoni e indennità dei consiglieri. Con una perla finale, qualora i precedenti numeri non siano già sufficientemente chiari: oltre 5mila enti e società hanno meno di 5 dipendenti e in 3mila società i dipendenti sono meno dei consiglieri di amministrazione. Champagne.
E’ la Uil ad avventurarsi in questa autentica giungla in cui proliferano poltrone, prebende, sprechi (e talvolta anche disservizi e malaffare). “In Italia – interviene il segretario della Tuscia Giancarlo Turchetti – sono oltre 8mila le società, i consorzi, gli enti e le fondazioni partecipate dalla pubblica amministrazione (centrale e locale). Di queste, 423 sono partecipate dalle amministrazioni centrali dello Stato (il 5% del totale), 7.472 (il 92,4% del totale) dal sistema degli enti territoriali (Regioni, Province, Comuni, Unioni dei Comuni ecc) e 218 (il 2,6% del totale) da altri enti pubblici (enti previdenziali, Aci). Nello specifico, le società partecipate dagli enti locali sono 7.472, in diminuzione del 3,3% (251 società ed enti), rispetto al 2012, quando se ne contavano 7.723. Le società di capitali (per azioni e a responsabilità limitata) sono diminuite del 9,6% (238 enti); le società cooperative del 13,3% (31 enti); le società consortili del 4,9% (92 enti); mentre sono aumentati del 10,1% (110 enti) gli enti costituiti sotto altre forme giuridiche (associazioni, aziende servizi alla persona ecc.)”.
Sono i numeri contenuti nel report Uil sulle “società pubbliche” realizzato dai Servizi Politiche Territoriali e Pubblico Impiego, che hanno elaborato i dati dei rapporti della Corte dei Conti, del Ministero dell’Economia, confrontandoli e integrandoli con i dati tratti dai siti internet delle Regioni e Province (tutte), con i Comuni capoluogo di provincia.
“Gli Enti costituiti in forma di società per azioni – spiega Turchetti – sono 1.963 (il 26,3% del totale); quelle a responsabilità limitata 2.335 (il 31,3% del totale); le società cooperative 202 (il 2,7% del totale); le società consortili 1.777 (il 23,8% del totale); le Fondazioni 561 (il 7,5% del totale); le Istituzioni 182 (il 2,4% del totale); le Aziende speciali 274 (il 3,7% del totale); altre forme giuridiche (associazioni, aziende servizi alla persona ecc.) sono 178 (il 2,4% del totale). Del totale delle società partecipate dagli Enti Locali 6.386 (l’85,5% del totale) sono in attività; mentre 1.086 (il 14,5% del totale) sono enti messi in liquidazione. Nello specifico risultano in liquidazione 713 società di capitali; 12 società cooperative; 295 società consortili; 40 tra Fondazioni e Istituzioni; 21 aziende speciali; 5 enti costituiti sotto altre forme giuridiche”.
Il cosiddetto “sistema Holding” delle partecipate degli Enti Locali si compone di 6.239 (l’83,5%) società con partecipazione diretta dei Comuni (società “madri”). Queste società a loro volta possiedono partecipazioni in ulteriori 1.233 società (società “figlie”). Il 12,8% (956) del totale degli enti partecipati svolge attività strumentali degli enti Locali (attività previste per i loro fini istituzionali); il 42,5% (3.176) svolge servizi privi di rilevanza economica (teatri, farmacie comunali ecc.); il 23,3% (1.741) svolge servizi di rilevanza economica (acqua, luce, gas, rifiuti, trasporto pubblico locale); il 21,4% (1.599) svolge altre attività. I dipendenti delle società partecipate dagli enti locali sono oltre 500 mila.
“Oltre 5mila società – commentano Guglielmo Loy e Antonio Foccillo, segretari confederali UIL – hanno meno di 5 dipendenti (in quasi 3mila società i dipendenti sono meno dei componenti del consiglio di amministrazione); 2mila società hanno da 5 a 100 dipendenti; 580 società hanno più di 100 dipendenti. Il valore economico che ogni anno muovono le società partecipate dagli enti locali supera i 40 miliardi di euro; mentre le perdite ammontano a 1,2 miliardi di euro l’anno. Il 62% (4.633 enti) delle società partecipate sono ubicate nelle regioni del Nord; il 21,3% (1.591 enti) sono ubicate nel Centro; il 16,7% (1.247) al Sud. Per quanto riguarda le poltrone, tra consigli di amministrazione, amministratori delegati e via di seguito, sono 26.500, a cui vanno aggiunti oltre 22 mila persone preposte agli organi di controllo (collegi dei revisori e collegi sindacali). Il costo per il funzionamento dei cda ammonta a circa 2,5 miliardi di euro l’anno, di cui oltre 600 milioni di euro per gettoni e rimborsi per i consiglieri di amministrazione. L’82,3% (21.815 persone) del totale dei consiglieri di amministrazione sono concentrati nel Centro-Nord; il restante 16,7% (4.684 persone) sono concentrati nel Sud d’Italia”.
Per Loy e Foccillo “è ormai indispensabile e improcrastinabile mettere mano alla moltitudine di enti e società pubbliche, spesso improduttive e fonte di produzione di deficit, ad iniziare dalle troppe società che non hanno dipendenti, e quindi difficilmente catalogabili come di pubblica utilità. Tuttavia, è oltremodo indispensabile assicurare il mantenimento dell’attuale base occupazionale in generale e, in molte realtà, garantire la salvaguardia della funzione e dell’erogazione di servizi utili ai cittadini. Il numero delle società ed enti partecipati dalle istituzioni locali è cresciuto nel corso degli anni, come il numero di quelle ‘centrali’. Questa amplificazione quantitativa delle società è stata funzionale ad aggirare l’ostacolo del Patto di Stabilità interno nel gestire servizi più o meno essenziali. Ragione in più per distinguere con oculatezza le società che gestiscono servizi essenziali da quelle utili solo ad acquisire consenso”.
“Occorre, dunque, razionalizzarne il numero e le funzioni – concludono Guglielmo Loy e Antonio Foccillo – anche riportando nella gestione diretta degli enti locali i molti servizi e le funzioni. Così come è necessario favorire il dimensionamento delle società che gestiscono i servizi a carattere industriale con l’intento di incoraggiare le economie di scala e di ridurre i costi di gestione e i costi delle tariffe ai cittadini. Si calcola che, mettendo finalmente in atto una serie di misure di razionalizzazione, si potrebbero realizzare risparmi per circa 2 miliardi di euro l’anno. Ovviamente, per la Uil resta fondamentale garantire il posto di lavoro ai tanti operatori che lavorano in queste realtà anziché pensare a scorciatoie inutili come la collocazione in mobilità per i lavoratori”.