17112024Headline:

La giungla della società partecipate

Uno studio della Uil mette il dito in una delle piaghe del "sistema Italia"

Giancarlo Turchetti, segretario provinciale della Uil

Giancarlo Turchetti, segretario provinciale Uil

In Italia sono oltre 8mila le società e gli enti pubblici partecipati e di questo numero enorme, soltanto 251 sono chiuse o dismesse nel periodo 2013-2014. Vantano (si fa per dire) tutte insieme circa 26.500 consiglieri di amministrazione delle società pubbliche e altre 22mila sono le persone preposte agli organi di controllo (collegi dei revisori e collegi sindacali). Sapete quanto spendiamo? 2,5 miliardi di euro rappresentano il costo diretto e indiretto dei consigli di amministrazione, di cui 600 milioni di euro per gettoni e indennità dei consiglieri. Con una perla finale, qualora i precedenti numeri non siano già sufficientemente chiari:  oltre 5mila enti e società hanno meno di 5 dipendenti e in 3mila società i dipendenti sono meno dei consiglieri di amministrazione. Champagne.

E’ la Uil ad avventurarsi in questa autentica giungla in cui proliferano poltrone, prebende, sprechi (e talvolta anche disservizi e malaffare). “In Italia – interviene il segretario della Tuscia Giancarlo Turchetti – sono oltre 8mila le società, i consorzi, gli enti e le fondazioni partecipate dalla pubblica amministrazione (centrale e locale). Di queste, 423 sono partecipate dalle amministrazioni centrali dello Stato (il 5% del totale), 7.472 (il 92,4% del totale) dal sistema degli enti territoriali (Regioni, Province, Comuni, Unioni dei Comuni ecc) e 218 (il 2,6% del totale) da altri enti pubblici (enti previdenziali, Aci).  Nello specifico, le società partecipate dagli enti locali sono 7.472, in diminuzione del 3,3% (251 società ed enti), rispetto al 2012, quando se ne contavano 7.723. Le società di capitali (per azioni e a responsabilità limitata) sono diminuite del 9,6% (238 enti); le società cooperative del 13,3% (31 enti); le società consortili del 4,9% (92 enti); mentre sono aumentati del 10,1% (110 enti) gli enti costituiti sotto altre forme giuridiche (associazioni, aziende servizi alla persona ecc.)”.

Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil

Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil

Sono i numeri contenuti nel report Uil sulle “società pubbliche” realizzato dai Servizi Politiche Territoriali e Pubblico Impiego, che hanno elaborato i dati dei rapporti della Corte dei Conti, del Ministero dell’Economia, confrontandoli e integrandoli con i dati tratti dai siti internet delle Regioni e Province (tutte), con i Comuni capoluogo di provincia.

“Gli Enti costituiti in forma di società per azioni – spiega Turchetti – sono 1.963 (il 26,3% del totale); quelle a responsabilità limitata 2.335 (il 31,3% del totale); le società cooperative 202 (il 2,7% del totale); le società consortili 1.777 (il 23,8% del totale); le Fondazioni 561 (il 7,5% del totale); le Istituzioni 182 (il 2,4% del totale); le Aziende speciali 274 (il 3,7% del totale); altre forme giuridiche (associazioni, aziende servizi alla persona ecc.) sono 178 (il 2,4% del totale). Del totale delle società partecipate dagli Enti Locali 6.386 (l’85,5% del totale) sono in attività; mentre 1.086 (il 14,5% del totale) sono enti messi in liquidazione. Nello specifico risultano in liquidazione 713 società di capitali; 12 società cooperative; 295 società consortili; 40 tra Fondazioni e Istituzioni; 21 aziende speciali; 5 enti costituiti sotto altre forme giuridiche”.

Il cosiddetto “sistema Holding” delle partecipate degli Enti Locali si compone di 6.239 (l’83,5%) società con partecipazione diretta dei Comuni (società “madri”). Queste società a loro volta possiedono partecipazioni in ulteriori 1.233 società (società “figlie”). Il 12,8% (956) del totale degli enti partecipati svolge attività strumentali degli enti Locali (attività previste per i loro fini istituzionali); il 42,5% (3.176) svolge servizi privi di rilevanza economica (teatri, farmacie comunali ecc.); il 23,3% (1.741) svolge servizi di rilevanza economica (acqua, luce, gas, rifiuti, trasporto pubblico locale); il 21,4% (1.599) svolge altre attività. I dipendenti delle società partecipate dagli enti locali sono oltre 500 mila.

“Oltre 5mila società – commentano Guglielmo Loy e Antonio Foccillo, segretari confederali UIL  – hanno meno di 5 dipendenti (in quasi 3mila società i dipendenti sono meno dei componenti del consiglio di amministrazione); 2mila società hanno da 5 a 100 dipendenti; 580 società hanno più di 100 dipendenti. Il valore economico che ogni anno muovono le società partecipate dagli enti locali supera i 40 miliardi di euro; mentre le perdite ammontano a 1,2 miliardi di euro l’anno. Il 62% (4.633 enti) delle società partecipate sono ubicate nelle regioni del Nord; il 21,3% (1.591 enti) sono ubicate nel Centro; il 16,7% (1.247) al Sud. Per quanto riguarda le poltrone, tra consigli di amministrazione, amministratori delegati e via di seguito, sono 26.500, a cui vanno aggiunti oltre 22 mila persone preposte agli organi di controllo (collegi  dei revisori e collegi sindacali). Il costo per il funzionamento dei cda ammonta a circa 2,5 miliardi di euro l’anno, di cui oltre 600 milioni di euro per gettoni e rimborsi per i consiglieri di amministrazione. L’82,3% (21.815 persone) del totale dei consiglieri di amministrazione sono concentrati nel Centro-Nord; il restante 16,7% (4.684 persone) sono concentrati nel Sud d’Italia”.

Antonio Foccillo, esponente della Uil

Antonio Foccillo, esponente della Uil

Per Loy e Foccillo “è ormai indispensabile e improcrastinabile mettere mano alla moltitudine di enti e società pubbliche, spesso improduttive e fonte di produzione di deficit, ad iniziare dalle troppe società che non hanno dipendenti, e quindi difficilmente catalogabili come di pubblica utilità. Tuttavia, è oltremodo indispensabile assicurare il mantenimento dell’attuale base occupazionale in generale e, in molte realtà, garantire la salvaguardia della funzione e dell’erogazione di servizi utili ai cittadini. Il numero delle società ed enti partecipati dalle istituzioni locali è cresciuto nel corso degli anni, come il numero di quelle ‘centrali’. Questa amplificazione quantitativa delle società è stata funzionale ad aggirare l’ostacolo del Patto di Stabilità interno nel gestire servizi più o meno essenziali. Ragione in più per distinguere con oculatezza le società che gestiscono servizi essenziali da quelle utili solo ad acquisire consenso”.

“Occorre, dunque, razionalizzarne il numero e le funzioni – concludono Guglielmo Loy e Antonio Foccillo – anche riportando nella gestione diretta degli enti locali i molti servizi e le funzioni. Così come è necessario favorire il dimensionamento delle società che gestiscono i servizi a carattere industriale con l’intento di incoraggiare le economie di scala e di ridurre i costi  di gestione e i costi delle tariffe ai cittadini. Si calcola che, mettendo finalmente in atto una serie di misure di razionalizzazione, si potrebbero realizzare risparmi per circa 2 miliardi di euro l’anno. Ovviamente, per la Uil  resta fondamentale garantire il posto di lavoro ai tanti operatori che lavorano in queste realtà anziché pensare a scorciatoie inutili come la collocazione in mobilità per i lavoratori”.

 

 

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