Tra qualche giorno o tra qualche settimana. Non si sa. Comunque presto. Il termine temporale non ancora individuato non sposta il problema: le Camere di commercio di tutta Italia saranno interessate da una ristrutturazione che le ridurrà dalle attuali 105 ad un massimo di 60. Processo dal quale naturalmente non è esente quella di Viterbo, il cui destino si dipana su due ipotesi: accorpamento con Rieti per creare un ente camerale dell’Alto Lazio (con sede evidentemente nel capoluogo della Tuscia) o inglobamento in un’unica Camera di commercio regionale (con sede evidentemente a Roma ed emanazioni territoriali nelle altre province). Comunque vada, una fase evolutiva alla quale l’attuale presidente Domenico Merlani guarda senza particolari preoccupazioni. “L’importante – spiega – è che le cose si facciano bene. Ho vissuto in prima persona quello è accaduto in Unindustria e la creazione di un’unica struttura regionale, molto forte, ha avuto positive ricadute non solo sull’intero sistema, ma anche sulle singole realtà provinciali. Una voce sola a rappresentare il Lazio permette di pesare molto di più nella Confindustria e ha consentito, tanto per fare un esempio, l’acquisto della sede viterbese e di avere un vice presidente, il sottoscritto, nel comitato di direzione. Non mi sembrano risultati da poco. Ci abbiamo lavorato a lungo, cercando i giusti equilibri e oggi le cose vanno sicuramente meglio rispetto al passato”.
Ma qual è il personale auspicio del presidente Merlani? “Non ho particolari preferenze, lo dico con sincerità. La creazione di una Camera di commercio dell’Alto Lazio permetterebbe la nascita di una struttura che occupa un territorio vasto e con caratteristiche differenti: sarebbe però un ente povero, (perché frutto della fusione di due realtà povere) e che quindi avrebbe bisogno di un supporto. La Camera di commercio del Lazio permetterebbe di avere un filo diretto con Roma, un’area dalla quale inevitabilmente la Tuscia è attratta. Si pensi al turismo e ai vantaggi che ne potrebbero derivare se si riuscissero a convogliare un po’ di romani qui da noi. Ma sono discorsi ipotetici: vediamo che cosa deciderà il governo e poi si agirà di conseguenza. L’importante, ripeto e sottolineo, è che i processi vengano fatti con criterio e per bene”. E comunque “il 2015 e il 2016 sono gli anni più difficili per le Camere di commercio”.
Intanto, qualche novità è già in atto producendo effetti sia nel 2015 che nell’anno appena cominciato. Con il taglio del 35% delle quote versate dalla imprese, la Camera di commercio di Viterbo ha visto una contrazione delle entrate pari al 20-25%. “Ciò significa in concreto – aggiunge Merlani – che dei due milioni di euro programmati per la promozione, si sia potuta mettere in campo realmente una cifra pari a 600mila euro, salita a un milione tramite l’attivazione di collaborazioni con altri enti o istituzioni”. Il taglio delle quote versate dalle imprese riguarderà un ulteriore 5% nel 2016 : con quali conseguenze? “Continueremo – spiega il presidente – a puntare sugli eventi che riteniamo maggiormente rappresentativi e utili a promuovere il prodotto Tuscia. Ma significa anche che non ci saranno disponibilità per altri tipi di interventi”. “Ciò che cambia davvero – continua – è la mission: la casa delle imprese deve pensare soprattutto, anzi esclusivamente, a dare servizi alle imprese. Non c’è più spazio e nemmeno risorse per sostegni generalizzati ad altre forme di promozione”.
Intanto, nonostante tagli e restrizioni, il bilancio 2015 è positivo. “Abbiamo puntato – spiega il segretario generale Francesco Monzillo – sui nostri due marchi: Tuscia Viterbese e Tuscia Welcome. Nel primo caso, nei primi 9 mesi abbiamo registrato 40 nuove richieste di adesione. La promozione dei nostri prodotti tipici e di qualità sta evidentemente dando frutti, aiutando le imprese a farsi conoscere. Nel secondo, ci sono stati eventi specifici ai quali abbiamo partecipato: Buy Lazio (con 68 operatori esteri e 32 locali: con indice di gradimento ottimo per 6 buyers su 10, molto adeguato per i rimanenti 4) e VisiTuscia (120 venditori viterbesi e 30 compratori, dei quali 10 esteri). Da segnalare la partecipazione a quattro importanti rassegne internazionali (Vinitaly, FieraCavalli, Moa Casa e Cersaie) con circa 100 imprese coinvolte, il progetto Terre dell’Olio e Piacere Etrusco, che ha permesso di ‘invadere’ Roma con la nostra enogastronomia”.
Qual è, infine, la missione per il 2016? Tocca a Domenico Merlani riprendere in mano il filo del discorso: “Insisteremo ancora di più sulla digitalizzazione delle nostre aziende, che appartengono in larghissima misura alla categoria medio-piccola e che quindi hanno estremo bisogno di farsi conoscere. E’ un processo sul quale abbiamo insistito molto e sul quale intendiamo proseguire perché produce effetti positivi sul mercato e crea occupazione. Saremo al fianco di tutte le imprese, soprattutto quelle giovanili e femminili, affiancandole nella stesura di business plan per evitare o almeno limitare il numero di aziende che cessano l’attività per mancanza di programmazione. Posso già anticipare che c’è già un progetto per premiare e finanziare 15 nuove start up. Oggi, ormai, il posto fisso (o, come direbbe Checco Zalone, ‘fissità del posto’, ndr) è un’utopia e quindi il lavoro i giovani se lo devono creare: o tramite progetti innovativi o riprendendo e modernizzando antiche competenze. Come pure, pensiamo ad un incremento dei Gal: il 18 è già in programma una riunione con Provincia e Comuni per affiancare quelli già esistenti: Teverina e Etrusco-Cimino”.
Conclusione categorica: “Qualunque cosa accadrà, un’idea deve essere chiara: è fondamentale continuare ad essere presenti sul territorio e vicini alle imprese”. Parole sante.