19112024Headline:

Arsenico, a Tuscania cittadini tartassati

Previsti aumenti in bolletta fino al 137%. Bartolacci risponde alla Regione

Fabio Bartolacci, sindaco di Tuscania

Fabio Bartolacci, sindaco di Tuscania

No, noi quell’impianto di dearsenificazione non ce lo prendiamo. Anzi, vi diffidiamo a non sospendere l’attività di depurazione delle acque. La sintesi estrema della lettera di risposta del Comune di Tuscania alla Regione sta in queste poche battute. Vale la pena fare un breve riassunto delle puntate precedenti. Ad inizio dello scorso anno, vanno finalmente in funzione gli impianti per liberare l’acqua dalla presenza di arsenico: l’Unione europea aveva ripetutamente sollecitato l’adeguamento del Lazio alle stringenti normative sulla concentrazione di questo pericoloso veleno, fino a minacciare l’apertura di una procedura d’infrazione (con relative sanzioni) se non si fosse ottemperato in tempo. La Regione, dunque, sborsa un bel pacchetto di milioni e installa gli impianti, caricandosi anche del costo di manutenzione per il primo anno di attività. Il 2015, appunto.

Ora che siamo nel 2016, la situazione cambia. E così, lo scorso 23 dicembre il Comune di Tuscania si vede recapitare una lettera dalla Pisana nella quale si comunica che il servizio non può più essere garantito e che quindi devono essere le amministrazioni comunali a farsene carico. Costo annuo dell’operazione: 200mila euro a dearsenificatore. Inutile aggiungere che Tuscania è uno di quella trentina di comuni della Tuscia che non è mai entrato in Talete. Con grande magnanimità, la Regione avvisa anche che, qualora i comuni non siano in grado di farsi carico della spesa, devono cedere immediatamente il servizio a Talete, che peraltro godrà anche di un contributo regionale per il biennio 2016-2017.

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