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Tra banche, bandi e il culto di S. Rosa

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

trentarighe disegnoQuesta vicenda delle banche e dei risparmiatori gabbati, condita anche dalla drammaticità di certi eventi, merita approfondimenti seri e scevri da posizioni preconcette e di parte. La prima considerazione è il governo c’entra assai poco nella storia della mala gestione di quei quattro istituti di credito: la sorveglianza e il potere ispettivo sono competenza per legge di Bankitalia (organismo autonomo per eccellenza) e, se si tratta di società quotate in Borsa, della Consob. Se ci sono dirigenti e amministratori che hanno agito male, che siano perseguiti, anche se si tratta del papà di ministri in carica. Non c’è nemesi che tenga: le colpe dei padri non possono ricadere sui figli. Detto questo, una considerazione sui risparmiatori va fatta. Sicuramente c’è stato un certo numero di persone che ha inconsapevolmente sottoscritto quelle obbligazioni piuttosto rischiose, convinte da funzionari dei quali ci si fidava. Ma quando davanti agli occhi viene posto un prodotto finanziario che offre rendimenti elevati, ben superiori alla media di mercato qualche domanda bisogna pur porsela. A parte il fatto che la legge non ammette ignoranza, vien da chiedersi quanto di quelli che hanno accettato rischi alti lo abbiano fatto in totale buonafede. Perché qualcuno può anche aver accettato di correre il rischio con la prospettiva di un guadagno consistente ben superiore a quanto normalmente si può ottenere. E’ come se si acquistassero azioni, che sono notoriamente prodotti volatili: possono dare grossi guadagni, ma anche profonde delusioni, con perdite parziali e persino azzeramenti del capitale investito. E in questo secondo caso chi mai si sognerebbe di chiedere il rimborso? Domanda: come si fa a distinguere tra il piccolo risparmiatore turlupinato e chi, con cognizione, ha invece accettato di comprare un prodotto a rischio? Quasi impossibile, anche se una qualche forma di tutela va messa in campo. Purché non passi l’idea che tutto sia lecito, anche il rischio più elevato, tanto poi alla fine qualcuno, anzi tutti noi, paga, risana e rimborsa.

Santa Rosa in un quadro d'epoca

Santa Rosa in un quadro d’epoca

Saltando di palo in frasca, balza agli occhi una comunicazione dell’amministrazione comunale di Viterbo: entro il prossimo 21 dicembre si possono presentare domande per iniziative natalizie. La graduatoria sarà resa nota entro il 31 del corrente mese. Quando Natale sarà già archivio. Con un’avvertenza: anche per i vincitori non è detto che ci siano i soldi (contributo da 500 a 5mila euro). Piccola domanda: a che serve un bando del genere a ridosso della festa? Magari si poteva fare a ottobre, non certo adesso. Sinceramente, c’è aria di presa per i fondelli.

Ultima considerazione. Si è fatto un gran parlare in questi giorni del trasferimento delle Clarisse dal monastero di Santa Rosa. Sono tutte anziane e non c’è possibilità di ricambio con consorelle dello stesso ordine monastico. E non perché non vogliano trasferirsi a Viterbo: semplicemente perché non ce ne sono. Arriveranno le suore Alcantarine. Cosa cambi per il profondo culto dei viterbesi nei confronti della Patrona non è dato sapere e nemeno intuire. Che in quelle antichissime mura ci siano le Clarisse o le Alcantarine o consorelle di qualunque ordine, per Viterbo e per i viterbesi non succederà nulla: Santa Rosa era, resta e sarà sempre nel cuore di tutti. Si sente dire in giro che ci sarebbero problemi per il cosiddetto Tesoro, la cui catalogazione non sarebbe stata ancora completata. Senza scendere nei particolari di complicatissimi meccanismi di rapporti tra potere ecclesiastico e civile, basterebbe che venga nominato un custode al quale affidare il compito e la responsabilità di tutelare quei beni, che non sono solo materiali e che rappresentano la testimonianza più vera dell’affetto e della devozione nei confronti della Patrona. Basta semplicemente volerlo.

Buona domenica.

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