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Quando la Ferrovia Roma Nord era una tramvia

Ad inizio del secolo scorso i romani protestavano per i fischi emessi al passaggio in città

 

Un tratto della Ferrovia Roma Nord

Un tratto della Ferrovia Roma Nord

Come molti sanno nel mese di ottobre del 1906 avvenne l’apertura del tratto cittadino tra piazza della Libertà e Ponte Milvio della tramvia Roma – Civita Castellana su progetto dell’ing. Angelelli. Successivamente nel dicembre del 1906, fu inaugurata l’intera tratta fino a Civita Castellana che veniva aperta all’esercizio pubblico. Nel 1913 entrò in servizio anche la tratta Civita Castellana – Viterbo, progettata dall’ing. Joniaux. Il 24 maggio del 1907, gli abitanti del Lungo Tevere Ponte Milvio, di Piazza della Libertà e delle adiacenze, indirizzavano un esposto al Sindaco di Roma evidenziando che già altre volte avevano ricorso “alla V.S.” e alla Società Tramvia Roma Civita Castellana, per il danno causato dal fischio della tramvia stessa. Più volte veniva risposto che si sarebbe provveduto, senza ottenere alcun risultato.

Nel documento si affermava che la velocità dei convogli era elevata, si procedeva con troppa celerità “abusando del fischio, con grave pericolo e con disturbo enorme dei cittadini (ed inutile per la tramvia)”. “l’intervento da parte della S.V. potrebbe facilmente rimediare a questo inconveniente – eguitava il testo -. Il quartiere Prati è la cenerentola dei quartieri di Roma, non gode della benevolenza vostra illustrissima, per la cura delle strade e tutti gli altri servizi da voi dipendenti”. La lettera evidenziava poi che il grave danno procurato dal fischio era riconosciuto e non si faceva nulla per porvi rimedio.

Alle ore 5,30 del mattino riportava l’esposto, “comincia ad udirsi questo dannato fischio e benché il tratto di Lungo Tevere percorso è breve, tra piazza della Libertà e Ponte Milvio occorre proibire questo segnale di pericolo o avvertimento”. Obbligando la tramvia ad una velocità moderata, questa indicazione di pericolo (allarme) non risulterebbe più necessaria, rendendo allo stesso tempo più sicuro il transito ed il “passaggio” di questi mezzi. Sarebbe utile, continuava la lettera, “dotare questi mezzi di trasporto di un segnale uguale a quelli utilizzati dagli altri tram che circolano nelle strade della città”. Le imposte, che vengono pagate in queste località, proseguiva la missiva, sono considerate urbane pertanto anche gli altri servizi ed il funzionamento della tramvia debbono essere considerate urbane: per la percorrenza in campagna, i segnali devono essere adeguati a questo percorso, nel breve tratto cittadino i segnali debbono essere conformi alla città stessa. Pertanto, si diceva, i segnali acustici utilizzati dalla tramvia, debbono arrecare il minor danno possibile ai cittadini. “Considerato che fino ad ora non avete provveduto ad ascoltare le nostre segnalazioni concludeva la missiva – provvedete ora facendo sì che le località menzionate ubicate nel cuore di Roma, diventino degne di questa città”. Nell’esposto seguivano circa 50 firme, ecco l’elenco di quelle ritenute leggibili: Barone Masciarelli, Martinozzi Fermo, Martinozzi Albina, Alfonso Sella, Enrico Ghezzi, D. Pennacchini, Paolo Antonacci, Conte Contessa di Cammarata, Augusto Covelli, Lady Butt, Boinaghi Federico, Eugenio Nutarelli, Filippo Palombi, Agostini Cesare, Piacentini Domenico, Proietti Achille, Cavaterra Omero, Natali Gaspare, Minelli Domenico, Scacchi Alfredo.

La stazione di Civita Castellana

La stazione di Civita Castellana

L’anno successivo (1908), sorgevano altri problemi legati alla presenza della folla a Piazza della Libertà ed a Ponte Milvio nei giorni festivi che prendevano d’assalto questo tram che collegava Roma con Civita Castellana. La novità e la curiosità che suscitava era tanta. Esattamente il 21 maggio, veniva consegnato un esposto alla Prefettura della Provincia di Roma, Comando delle Guardi Municipali, diretto all’illustrissimo Sindaco di Roma da parte della direzione della Società che gestiva la Tramvia Roma – Civita Castellana. Nel ricorso si faceva presente, come già detto, che nei giorni festivi le vetture tramviarie del servizio urbano, venivano prese d’assalto dalla folla in piazza della Libertà ed a Ponte Milvio. La violenza di queste persone, continuava l’esposto, era tale che il personale addetto alla tramvia “non può resistere”, se non è “coordinato dalla forza pubblica di cui si lamenta la scarsezza”. Si faceva presente che il problema perdurava ed “è stato anche denunziato all’ufficio speciale delle ferrovie”, si richiedeva pertanto un maggior numero di guardie previo il parere favorevole del signor questore. La richiesta terminava dichiarando che la parte scrivente restava in attesa di conoscere quali provvedimenti intendeva prendere “la S.V. illustrissima”. Le guardie municipali rispondevano che non erano in grado di poter esercitare i propri compiti per tenere a bada i passeggeri che si assiepavano intorno alle vetture, poiché il personale era carente. Altri servizi più importanti erano richiesti all’interno della città, che risultavano già per se stessi insufficienti della presenza di forza pubblica ed un eventuale dirottamento di personale per il compito richiesto, avrebbe aumentato la sofferenza.

Un vecchio mezzo della Ferrovia Roma Nord

Un vecchio mezzo della Ferrovia Roma Nord

Nella risposta il Comandante delle Guardie Municipali comunicava di aver ricevuto un fonogramma dalla prima sezione della Questura, interessando di conseguenza la sezione competente affinché nei limiti del possibile venisse esercitata la vigilanza nelle località segnalate. Comunque, proseguiva la missiva, “non è possibile assumere al riguardo” alcun impegno per provvedere ad una sorveglianza continua ed efficace. Il Corpo delle Guardie Municipali è attualmente “deficientissimo per numero di agenti, si trova in grandi difficoltà per coprire i servizi più importanti ed indispensabili”.

Quello che succedeva agli inizi del secolo passato, sembra “uno specchio” di quanto indirettamente accade ai nostri giorni.

 

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