Giulio Marini ha letto il bilancio della prima metà di mandato di Leonardo Michelini, suo successore a Palazzo dei priori. Giulio Marini ha qualcosa da dire. Un’analisi sincera, e senza neanche troppe polemiche, di quello che era – quando c’era lui – e quella che è – da quando c’è Michelini – l’amministrazione della città.
Marini, cosa l’ha colpita di più di quello che ha detto Michelini?
”L’assoluta mancanza di progettualità, e di concretezza. Faccio un esempio, raccontando di come abbiamo affrontato il tema del centro storico durante il mio quinquennio. Abbiamo fatto un discorso a medio termine: partire dall’esterno delle mura, da Valle Faul, per risalire via via verso porta Romana, e poi giù, viale Raniero Capocci, via Garbini, lo stadio e Pratogiardino, prima di tornare al Pilastro. Questo aprendo al confronto anche coi privati: che fossero le Ferrovie dello stato, per le aree intorno alle stazio e accanto al percorso della Roma-Viterbo, o altre figure. C’erano dei bandi ai quali anche soggetti non pubblici potevano partecipare per riqualificare dei settori di città”.