Oggi scade il termine per pagare il saldo di Imu e Tasi, prelievo combinato che in 4 anni è salito del 71,2%, superando così i 14,8 miliardi di euro. Uno studio di Confartigianato sulla tassazione dei capannoni e laboratori sottolinea, ancora una volta, come gli immobili produttivi gravino sulle spalle degli imprenditori alla stregua di seconde case o beni di lusso. Ogni imprenditore, infatti, paga una media di 3.357 euro all’anno, di cui 3.158 per l’Imu e 199 per la Tasi.
“Una situazione evidentemente non più sostenibile – sottolinea Andrea De Simone, direttore di Confartigianato imprese di Viterbo – soprattutto considerando che l’Imu è deducibile dalle imposte sui profitti solo per il 20% mentre rimane del tutto indeducibile dall’Irap, comportando un ulteriore esborso fiscale pari al 27,3% delle imposte. In altre parole, gli immobili necessari alle nostre imprese per produrre e dare vita alla ripresa economica vengono tassati come se fossero un ‘di più’, un lusso, anziché un impegno da agevolare. Non è certo la prima volta che denunciamo quest’anomalia normativa che sembra continuare a lasciare indifferente chi, invece, dovrebbe tutelare la produzione economica nostrana”.
La somma media di Imu e Tasi che grava sugli immobili produttivi italiani, denuncia lo studio condotto dall’Associazione di categoria, è del 9,97 per mille e tra le regioni con le aliquote più salate spicca il Lazio con il 10,15 per mille. Di anno in anno, dunque, imprese e cittadini assistono al costante lievitare delle tasse: un gioco al rialzo che ostacola la possibilità di ripresa per un tessuto produttivo che si è già visto impoverito e ridotto all’osso. La giungla di aliquote, con il continuo rincorrersi di nuovi e cervellotici sistemi di tassazione, unita all’incessante emorragia di liquidità alla quale sono sottoposte le nostre imprese, causata dal continuo aumento degli importi da versare, sono un deterrente che scoraggia la nostra produttività. Per chi risiede in un alloggio non di lusso e di proprietà quello di oggi sarà l’ultimo appuntamento con l’imposizione patrimoniale sulla casa: dal 2016 infatti la Tasi non sarà più applicabile. Rimane comunque la problematica relativa agli immobili produttivi, per i quali da più parti si chiede un intervento urgente.
“Rinnoviamo il nostro auspicio – conclude Andrea De Simone – secondo il quale si intervenga quanto prima per correggere l’anomalia presa in esame, ristabilendo, anche tramite l’introduzione di una nuova tassa locale, che vada a sostituire Imu e Tasi, un giusto equilibrio per la tassazione sugli immobili produttivi”.