Mai come quest’anno si è voluto e potuto parlare di cibo. Tutto naturalmente inteso e declinato come un modo ambizioso per promuovere il Made in Italy nel mondo. Ne è esempio lampante l’esperienza di EXPO 2015. Se i risultati ci sono stati, non sono stati completamente soddisfacenti. Questo perché durante la kermesse milanese alla promozione non è coincisa la consapevolezza.
Nel creare i presupposti per l’accesso alla conoscenza del cibo, non si è dato il giusto peso all’informazione relativa a tematiche fondamentali: ovvero l’importanza della consapevolezza delle malnutrizioni; i valori sbagliati di accesso ad alcuni cibi; le strategie alimentari per combattere obesità e problemi cardiocircolatori; i cibi “bio” non trattati da sostanze chimiche; le diete mediterranee proprie dei paesi come il nostro. In altre parole è mancato tutto quello che doveva e voleva essere il valore aggiunto affinché la promozione potesse proiettarsi anche negli anni a venire.
Un italiano su due ammette di sapere poco su questi argomenti, a riprova del fatto che sarebbe stato doveroso portare avanti un campagna informativa all’interno dei padiglioni e durante gli eventi a firma EXPO 2015, così come ha fatto Confartigianato durante il periodo della kermesse.
Paradossalmente sette italiani su 10 sostengono che la loro conoscenza sull’argomento madre dell’esposizione universale è rimasta invariata. La maggior parte dei visitatori dei padiglioni milanesi ignorano che per circa 800 miliardi di esseri umani che soffrono la fame, oltre 2 miliardi sono in sovrappeso.
Dobbiamo fare pressione sui governi, affinchè mantengano le promesse fatte: promuovere i prodotti d’eccellenza provenienti dal nostro Paese, leader ispiratore di quel saper fare che impone il rispetto della filiera produttiva sottoposta ai rigidi controlli e protocolli di alta qualità. Così facendo sarà possibile aprire vie di mercato sulle nostre produzioni a garanzia Made in Italy.
Stefano Signori
Presidente di Confartigianato Viterbo