Egregio signor sindaco di Viterbo,
o forse è meglio dire caro Leonardo, vista l’amicizia che ci lega da anni.
Ho deciso di scriverti questa lettera, diciamo così, natalizia, alla luce degli ultimi eventi che, ormai da osservatore esterno e distaccato, seguo attraverso i media locali, avendo io deciso da svariati mesi di appendere, come si dice in gergo, la penna al chiodo, dopo vent’anni di militanza in un giornale che ha tentato di contribuire – vuoi con la carota, ma talvolta anche col bastone – alla crescita di questa città. Devo ammettere con scarsi risultati.
Vabbè, quella è acqua passata. Ciò che invece oggi conta è quanto è avvenuto e sta avvenendo nella consiliatura che si sta svolgendo sotto la tua direzione: due anni e mezzo di mandato sono abbastanza per poter tracciare un primo bilancio di quanto fatto da quel centrosinistra che, andato al potere dopo diciott’anni di Purgatorio, avrebbe dovuto rivoltare Viterbo come un pedalino. E purtroppo non l’ha fatto.
Intendiamoci. Non ho alcuna intenzione di accodarmi a tutti quei sapientoni (il presidente del Consiglio Matteo Renzi li chiama simpaticamente gufi) per i quali ogni scusa è buona per delegittimare il proprio avversario politico, soprattutto quando sta al potere. Governare è difficile, perché i problemi sono innumerevoli; perché l’imprevisto è sempre dietro l’angolo; perché le spinte e controspinte, che spesso arrivano dalle stesse maggioranze che sorreggono il sindaco, non fanno altro che complicare ancor di più le situazioni. Ergo, nessuno può pretendere di avere tutto e subito. E bisogna diffidare di quelli che lo predicano, perché criticare è facile, gestire è difficilissimo. Ne sono una prova lampante talune amministrazioni conquistate dai “grillini”, quali ad esempio Livorno e Civitavecchia, dove i rispettivi primi cittadini sono in evidente difficoltà di fronte agli inevitabili ostacoli che si sono trovati davanti.
Detto tutto ciò però, è sotto gli occhi di tutti (purtroppo) che la tua amministrazione annaspa e naviga a vista, esposta com’è ai venti di burrasca che arrivano da ogni dove. E in questo marasma, tu sei costretto a concentrarti soprattutto sul mantenimento degli equilibri politici, imitando l’uomo che cammina sul filo di lana senza materasso sotto, perdendo di conseguenza il filo conduttore di ciò che il Comune avrebbe dovuto e dovrebbe invece fare: migliorare una città che aspettava proprio te per rinascere a nuova vita.
Invece – e anche la tua onestà intellettuale dovrà ammetterlo – non è cambiato nulla rispetto al passato. Anzi, forse le cose sono peggiorate, stante la continua litigiosità della tua maggioranza alla quale, lo capisco, non è facile far fronte. Soprattutto quando all’improvviso arrivano anche certe entrate a gamba tesa che provocano roboanti ruzzoloni.
Il riferimento, ovvio, è all’ultimo degli episodi più che discutibili: la cacciata dell’assessore Andrea Vannini per far posto al sempiterno Maurizio Tofani, che ancora si avvale dell’ala protettrice di un altro sempreverde: quel buon Nando Gigli che ha abbandonato la politica attiva per sopraggiunti limiti di età, ma non quella che si svolge dietro le quinte.
Io ritengo – e se sbaglio mi correggerai – che questa soluzione ti sia stata suggerita nel nome di questo nuovo movimento nato alle falde della Palanzana, ma che sta affondando le sue radici anche nell’Italia meridionale, e che dovrà creare nuovi equilibri all’interno del Pd nazionale. E la tua grande, grandissima colpa – te lo dico con affetto, per tutto il bene che ti voglio – è stata quella di non aver saputo dire no a un’operazione di bassissimo profilo, che ricorda la vecchia e mai abbastanza vituperata Dc degli anni ’60. Ho letto, sui media locali, le varie interviste concesse da Andrea Vannini, in cui vengono ricostruiti i fatti: dando per scontato che il docente universitario è un galantuomo e lontano dai giochi della politica, non c’è alcun motivo per non credergli. E se tutto ciò che ha detto è vero, allora quanto è accaduto è solo riprovevole.
Ma tant’è. Questo cambio in corsa non ti servirà (e dico ancora purtroppo) a migliorare la situazione. Giacché problemi di questo tipo continueranno a manifestarsi per interessi del tutto estranei alla città di Viterbo. Domani, o domani l’altro. A seconda se spirerà scirocco o tramontana.
Non mi piace dare consigli a chi, in certi campi, ne sa sicuramente più di me. E il sottoscritto, come ha spesso sottolineato l’esimio senatore Ugo Sposetti, di politica ci capisce poco. Però sapevo e so che tu sei un imprenditore di successo, che non ha bisogno della politica per mangiare. Anzi, penso che facendo il sindaco ci starai pure rimettendo, avendo dovuto tralasciare gli affari della tua azienda per quelli del Comune.
E proprio questo è il punto. Giacché la tua responsabilità sta nel fatto di non aver saputo sfruttare questa forza che tu avevi e che ti avrebbe consentito di marciare verso gli obiettivi prefissi. Il motto? Si discute con tutti, si riflette, si approfondisce se ce n’è bisogno, ma poi si fa. Senza se e senza ma. Sulla base di un progetto di città che andava stilato all’inizio del mandato e poi realizzato nei cinque anni.
E invece, caro sindaco (o meglio, caro Leonardo) dopo la realizzazione dei progetti del Plus ideati e finanziati grazie alla tigna di Giulio Marini, c’è poco o nulla. Anzi, nulla.
Sei a metà mandato, caro Leonardo. Il tempo per recuperare ci sarebbe pure, ma ad una condizione: che tu, da sindaco, sia in grado di dettare la linea, di discuterla con la tua maggioranza per migliorarla se del caso, e poi di attuarla pancia a terra, mettendo da una parte tutti gli altri fronzoli che servono solo a chi con la politica pensa solo a far carriera. Tu questo problema non ce l’hai. Usa questa forza che nessuno ti può togliere per il bene della città. I viterbesi te ne saranno grati.
Con amicizia e affetto ti auguro un buon Natale e un felice anno nuovo.
Arnaldo Sassi