Quell’antichissima strada che dalle nebbiose brughiere della Britannia arriva a Roma, attraversando montagne e vallate, colline e fiumi. Sì, la via Francigena: un sentiero che incanta e che, proprio in coincidenza con l’anno giubilare, può, anzi deve, rappresentare un veicolo promozionale (ed economico) anche per la Tuscia che ne ospita l’ultimo e non piccolo tratto. Nei mesi scorsi, se ne era parlato, ma adesso che l’appuntamento si avvicina (anche se i mesi invernali non sono esattamente il massimo per chi deve spostarsi a piedi e su un percorso in certi punti abbastanza impervio) è il caso di approfondire qualche aspetto. “La nostra idea – interviene l’assessore comunale viterbese Giacomo Barelli – è di inserire nel percorso della Francigena una serie di sottopercorsi tematici che valorizzino le peculiarità della nostra città. Penso alle tante chiese, ai monasteri, ai conventi, naturalmente al nostro Palazzo dei Papi e a tutto quello che ruota intorno. Si sta ragionando su questi temi e contiamo di chiudere con proposte concrete entro breve”.
Intanto, un’agenzia turistica (la SlowWays) propone un pacchetto che utilizza proprio la Via Francigena come elemento unificatore. Al di là degli aspetti commerciali (inevitabili e comprensibili) è interessante segnalare come l’attraversamento della Tuscia sia segnalato in tutte le sue caratteristiche più rilevanti: paesaggistiche, enogastronomiche, artistiche, storiche e religiose. La prima tappa è quella che collega Radicofani (Siena) ad Acquapendente: 24 chilometri nei quali, in particolare, si raccomanda nel territorio aquesiano la cripta romanica sotto la Basilica del Santo Sepolcro, tra capitelli decorati e giochi di archi, dove secondo la tradizione sarebbero conservate alcune pietre bagnate dal sangue di Cristo. Il successivo tragitto è quello che arriva a Bolsena (22 chilometri) dove, nella Cappella del Miracolo, sono custodite alcune lastre di marmo macchiate dal sangue sgorgato da un’ostia nel 1200. E per chi fosse più interessato alla cucina tipica, il consiglio è di assaggiare i prodotti offerti dal lago, come la sbroscia, definita “zuppa tipica con pesce lacustre e pomodoro”. Proseguendo tra boschi e oliveti, su un percorso che regala continui panorami sul lago, si arriva a Montefiascone (17 chilometri), zona rinomata per la produzione dell‘olio extravergine di oliva: imperdibili la salita alla Rocca e la degustazione di un bicchiere di Est!Est!!Est!!!. L’ultimo tratto (18 chilometri) porta a Viterbo dove sono vivamente consigliati una piacevole sosta alle terme del Bagnaccio, la visita al quartiere medievale di San Pellegrino, lo splendido Palazzo dei Papi e il chiostro longobardo di Santa Maria Nuova: “E per concludere in dolcezza, festeggiate la fine del viaggio con le deliziose frittellacce locali”. Oddio, ci sarebbe molto altro, ma anche questo può bastare.
Infine, sempre in tema di enogastronomia, da segnalare che ai pellegrini della Francigena potrebbero essere proposte le pietanze dei Sapori del rito. Va ricordato che alla creazione dei menu hanno contribuito alcuni ristoratori del territorio, guidati da Angelo Proietti Palombi (Osteria Tredici Gradi di Viterbo) e Felice Arletti (AgriRistoro il Calice e la Stella di Canepina), che hanno realizzato alcuni piatti con ingredienti e ricette rappresentative della cucina locale fatti dallo studioso Italo Arieti. E cosa c’è di più caratteristico e tipico della Tuscia? Buon viaggio e buon appetito.