Due polemiche caratterizzano la settimana appena trascorsa. Una tutta interna alla sinistra tra il presidente della Provincia, Mauro Mazzola (Pd), e la Cgil, nelle persone della segretaria generale Miranda Perinelli e della responsabile di categoria Cinzia Vincenti. Tema: il futuro dei precari di Palazzo Gentili. L’altra tra il consigliere regionale Ncd Daniele Sabatini (don Camillo) e la vice sindaco di Viterbo Luisa Ciambella (Peppone) su un video postato da quest’ultima su Facebook con alunni della scuola elementare Pio Fedi di Grotte Santo Stefano, ripresi mentre eseguono alcuni canti in occasione delle celebrazioni per la festa del 4 novembre. Tra questi anche Katiuscia, brano che risale al 1938 e che veniva eseguito dai bolscevichi della rivoluzione russa. Apriti cielo. Che c’entrano le canzoni staliniste con le italiche battaglie sul Piave? La Ciambella vada a studiarsi la storia e avanti con altre amenità del genere. Fino all’intimazione finale: quel video va immediatamente rimosso. Replica dell’attuale assessore comunale al bilancio: le immagini non si toccano e restano dove perché non c’è nulla di male e nessun intento apologetico, la storia italiana è fatta di tante sfaccettature e va considerata nel suo insieme. Fino alla provocazione conclusiva con tanto di invito a Sabatini a scegliere lui stesso la playlist dei canti da eseguire l’anno prossimo. Una faccenda abbastanza scialba che francamente si sarebbe potuta evitare. Ora, Luisa Ciambella ha certamente 1424 difetti e mancanze, ma accusarla di simpatie leniniste appare decisamente eccessivo: lei, fioroniana doc, dunque di matrice democristiana, che sostiene e promuove i trinariciuti in quel di Grotte? Mah… Un altro aspetto è ancor più preoccupante: il buon Daniele assolve gli insegnanti (che hanno evidentemente scelto i canti) perché hanno agito in buona fede, mentre condanna senza sconti l’esponente politico che ci avrebbe marciato. In tutta sincerità, non sta in piedi. Tanto più che nell’ultima replica, lo stesso Sabatini, pur ribadendo la richiesta di rimuovere il video, tira fuori la faccenda del permesso che i genitori avrebbero dovuto concedere affinché quelle immagini potessero essere pubblicate sul social network. Insomma, la questione ora è diventata di forma e non più di sostanza?
Meglio occuparsi di questioni più serie che non possono che riguardare il destino di quei 46 ex dipendenti dell’ente di via Saffi. Il loro contatto è scaduto irrimediabilmente il 31 dicembre scorso e da allora, nonostante ogni tentativo esperito prima da Marcello Meroi e poi dal successore Mazzola, non c’è stato verso di poterli riprendere in servizio sotto qualunque fattispecie contrattuale. Le leggi vigenti non lo consentono. Ed è stato lo stesso attuale presidente a mettere una pietra tombale sulla questione nella conferenza stampa dell’altro giorno: il discorso è definitivamente chiuso. E qui è scoppiata un’altra grana (scegliete voi chi è in questo caso don Camillo e chi invece Peppone). La Cgil accusa il sindaco di Tarquinia di non aver fatto tutto quello che era possibile per far rientrare in servizio quei 46 lavoratori con un’aggravante ancora più pesante: non sa fare il suo mestiere ed è sostanzialmente uguale a chi lo aveva preceduto. A stretto giro di posta (elettronica) la controreplica: è il sindacato che fa demagogia sulla pelle delle persone e che non conosce le norme. Al netto delle polemiche, una semplice considerazione è doverosa: se, nell’arco di undici mesi, due presidenti della Provincia (uno di centrodestra, l’altro di centrosinistra) distantissimi tra loro per formazione e modo di agire, arrivano alla stessa conclusione ci sarà pure un motivo. Che è drammaticamente semplice: non ci sono margini per il rientro. Di alcun genere. Molto umilmente, Viterbopost si era permesso di segnalarlo già da diverso tempo e con la morte nel cuore. E senza nemmeno bisogno di conoscere approfonditamente quella massa sconfinata di norme, commi, leggi e codicilli che per rovinarsi la domenica sono proprio l’ideale. Bastava e basta un briciolo di buonsenso: la Provincia sta sopportando una cura dimagrante che riduce di circa la metà i dipendenti e allora come si può razionalmente pensare che da una porta escono un bel po’ di lavoratori e dalla stessa ne rientrano altri? Purtroppo la triste verità è semplicemente questa.
Buona domenica.