Oltre 279mila proprietari in Italia pagano la prima casa come seconda. È la nuova categoria di beffati dalle tasse sulle abitazioni. Tutto questo anche se non l’affittano o se è l’unica che possiedono oppure se versano la pigione in un’altra città. E si tratta di persone costrette a spostarsi per forza. Costretti al trasferimento per non perdere il lavoro o gli affetti. Perché non usare il gettito delle prime case di lusso per esentare anche loro?
Mentre gli altri proprietari diranno addio alla Tasi, loro si terranno l’Imu. La legge di Stabilità infatti li ignora. Nel 2008 quando Berlusconi eliminò l’Ici, molti proprietari di seconde case facevano prendere in tali abitazioni la residenza del coniuge per non pagare. Nel 2012 il Governo Monti reintroducendo l’Ici sulla prima casa (la cosiddetta Imu), per mettere fine a queste “furbate”, introdusse il concetto “dimora abitualmente e risiede anagraficamente”. Resta tuttavia la situazione dei residenti altrove, quelli che sono stati costretti a spostarsi per necessità vere e che si trovano ancora a pagare le tasse sulla loro prima casa come se fosse la seconda, perché per lo Stato la prima casa è quella dove sono stati costretti a trasferirsi per lavoro o per ricongiungersi a un familiare. Il governo Letta, con la Tasi ha risolto il problema solo per 30-40 mila di loro, ossia poliziotti, carabinieri, guardie forestali e finanzieri che vengono trasferiti per lavoro e sono ospiti in caserma o affittuari. In tal caso la loro prima casa a livello fiscale resta tale, com’è giusto che sia.
Quanto pagano i nuovi beffati dalle tasse sul mattone? Pagano in media 766 euro l’anno, quando potrebbero sborsarne 183, secondo quanto ha calcolato la Uil Servizio politiche territoriali. Addirittura, con la Tasi sulle prime case abolita da Renzi, zero dal 2016. Questo problema, inoltre, riguarda anche le persone ricoverate in strutture di lungodegenza per le quali l’equiparazione a prima casa della propria abitazione viene demandata alla facoltà dei Comuni, i quali nella maggioranza dei casi hanno operato per l’equiparazione, mentre alcuni comuni (oltre 2mila), se ne sono dimenticati. Comuni che dagli italiani beffati incasseranno 213 milioni di euro, anziché 51.
Giancarlo Turchetti
Segretario provinciale della Uil