Niente Cacio a Sanremo, signori. Anche se tutti ci avevamo un po’ sperato. È questa la brutta notizia (ma nemmeno troppo, scopriremo in seguito perché) arrivata la scorsa notte. Il Cacio, e cioè Simone Gamberi, non ce l’ha fatta.
Ma andiamo per ordine. Breve riassunto delle puntate precedenti. Simone ha 26 anni, è un ragazzo di Grotte Santo Stefano, e suona musica da prima ancora di portare il motorino. È cantante, è chitarrista (strimpella, ma lo è), è trombettista, è showman. Insomma, tutti in provincia lo conoscono, poiché la Tuscia l’ha consumata a forza di riff e di “raff” (laddove “raff” sta per le sue innumerevoli e folli comparsate su palcoscenici, palchetti e via dicendo).
È cresciuto in una band (I Celtius), ha proseguito la strada su pentagramma da solo, attualmente è cantautore che si appoggia a “La regola d’arte”, band psichedelica ed eclettica.
L’etichetta indipendente “Ciwa records” recentemente lo ha notato, tra mille altri. E gli ha dato la possibilità di concorrere in direzione Sanremo giovani. Ha passato la prima selezione (erano in 800), alla seconda invece si è dovuto arrendere. “E un pochino dispiace – confessa – quando ho saputo che il mio brano ‘Città paese’ era nei primi otto della classifica, ammetto di averci fatto un pensierino. Invece sono scivolato dopo il dodicesimo. Peccato”.
La storia del Cacio però non si conclude qua. “Ci mancherebbe – prosegue – È stato comunque emozionante solo aver respirato l’aria dell’Ariston. E poi concorrevo contro gente già famosa, vista nei talent o in altre cose legate alla tivù. Vado avanti, insomma, qualcosina di buono da questa esperienza è comunque uscita”.
Già, perché Simone Gamberi esce dalla porta, ma rientra dalla finestra dello star system: due o tre etichette stanno pensando di metterlo sotto contratto. “Sto valutando – spiega – son scelte delicate”. E, se non bastasse, si sta parlando di partecipazioni in programmi televisivi, passaggi radio, produzione album. Roba seria.
Riparte da qua, per farla breve. Come se poi fosse poco. E riparte anche dall’entusiasmo della gente che gli è stata vicino. “Non lo avrei mai detto – conclude sorridendo – la mia pagina Facebook è passata da 5400 a 7600 ‘seguaci’ in poche ore. Mi sono ritrovato su un sacco di giornali. Mille telefonate, anche da lontano o da dove ho suonato una vita fa. Il solo articolo di Viterbopost ha 220 condivisioni. Cos’altro aggiungere? Grazie Grotte, grazie amici, grazie Tuscia, grazie a chiunque ha speso per me anche un solo secondo”.
E se mai ce la dovessi fare, caro Cacio, sappi che per offrire da bere a tutti saranno dolori.