Diario di bordo: giorno quattro. Dopo 96 ore dall’uscita del primo elaborato siamo sempre qui, in attesa di capire per quale cacchio di motivo il Comune di Tarquinia si trova 178mila euro in tasca, e non ha ancora deciso di spenderli. Non in pasticcini e chinotto, chiaramente. Bensì nella realizzazione (obbligata) del tanto dibattuto “percorso archeologico”.
E per chi si fosse perso i numeri precedenti, li trova qua sotto in allegato.
Nel frattempo, comunque, sono mutati gli attori protagonisti: il Cinquestelle s’è un attimo defilato, che il sabato non risponde al telefono (ma la domenica ritorna). La minoranza s’è desta, e dopo appena un quinquennio chiederà oggi lumi sulla faccenda, in sede di Consiglio. Il Comune parla a metà, che non è mai un buon segno. L’archeologa Lorella Maneschi, infine, ha chiarito che sotto la colata di cemento sita in Madonna del Pianto ci sono addirittura 16 tombe. Che sommate alle 25 che gli stanno attorno fanno 41. Ossia, 41 potenziali tombe. Una necropoli intera, in sostanza. Roba che se le trovavano in Toscana ci basavano l’economia di una Regione. Quaggiù invece ci sarebbero i soldi per farle (ri)emergere, ma nel novembre del 2015 nessuno ha ancora pensato di dare la prima fatidica picconata.
Perciò si procede. Ripartendo proprio dalla tesi della Maneschi. L’archeologa nonché volto Fai, infatti, nel 2010 pubblicò una pubblicazione (ci si conceda il gioco di parole), dopo essere intervenuta sul “pezzo” come professionista esterna, nel 2008 (e perciò prima dei lavori, dello stop, del cemento, di ogni qualsivoglia cosa). Una preziosa testimonianza scritta, la sua, che farà comodo per capire cosa c’è sotto (in tutti i sensi).
Il testo si chiama “Mediterranea”, già “Quaderni di archeologia etrusco-italica”. L’editore è Fabrizio Serra. E a pagina 177 si legge il seguente titolo: “Lo scavo in località Madonna del Pianto a Tarquinia”.
Perfetto. Apertura: “Argomento di questo contributo è una presentazione preliminare dello scavo, avvenuto nei mesi di marzo-giugno 2008, in un settore della necropoli nella località Mercareccia, area denominata Madonna del Pianto”. Quindi sì, nel 2008 si sapeva già che sotto c’erano tombe. Allora perché tentare di costruirci sopra nel 2010? Mistero.
Avanti. “La Fondazione Lerici ha potuto documentare l’interno di molte camere, seppur violate”. E qui si può tornare a riflettere, anche sulla base di quest’altro stralcio: “I materiali ritrovati sono inquadrabili nell’arco temporale che va dalla seconda metà del IV secolo A.C. fino alla romanizzazione”.
Supposizione: trattandosi di una necropoli “moderna”, e quindi di meno prestigio etrusco, forse (condizionale d’obbligo) si è tentato di raggirare l’aspetto culturale in favore di quello palazzinaro. Fatto salvo lo stop all’opera, dopo la scoperta dell’enorme necropoli.
Staranno così le cose? Impossibile saperlo. Nel frattempo si attendono sviluppi odierni, che emergeranno a Consiglio comunale concluso.
A domani.