Cosa c’è per cena? Würstel. Quelli bianchi, quasi introvabili, serviti in brodo. E poi ancora würstel, gli stessi. Ma tagliati alla julienne, e avvolti da una cascata di panna, cipolline finemente lavorate e spezie varie. E avanti. Seguono una valanga di pretzel. Caldi, sfornati or ora. Il tutto (per non farsi mancar nulla) condito da birra. Squisita bionda artigianale, la Landbier. Altro che Heineken.
Ma dove siamo, all’Oktoberfest? No. A casa di Uwe e Hilde. O meglio, in uno degli appartamenti che i due affittano ogni santo novembre, quando dalla Germania laboriosa di spostano nella Tuscia per le vacanze. Stavolta hanno scelto Farnese, poi scopriremo perché.
Ma come mai due tedeschi scendono nello Stivale in pieno autunno? La regola, d’altronde, vuole che i loro connazionali ci colonizzino in estate. Semplice: “Ora è il momento giusto – risponde Uwe – siamo gli unici qua della nostra nazione. E ci godiamo la vostra natura incontaminata nel periodo di massimo splendore e di calma suprema. Poi, è tempo di olio…”.
Già, l’olio. Quel nettare verde che si produce e si commercializza in un lasso di tempo sempre più stretto. Quel motivo (uno dei, forse il principale) che spinge i coniugi Wertheimer a farsi questo lungo viaggio. Piuttosto, un percorso affrontato rigorosamente in Citroen (non in Volkswagen). Dapprima una vettura d’epoca, oggi una comoda C5. “Non ho mai acquistato un’altra marca – sempre lui – le adoro”. Alla faccia del campanilismo presunto e dei luoghi comuni.
Ma andiamo avanti. Anzi. Torniamo all’olio. “Nel 2002 Hilde è scesa con la sorella e coi figli – spiega lui – e si sono innamorate di questo spicchio di terra. Successivamente l’ho seguita. E ormai sono un viterbese anche io. Sono socio Coop e Conad, tanto per confermare la tesi. E quando rincaso mi porto un bagagliaio di extravergine”.
Così, nell’anno del Signore 2015 Uwe riabbraccerà i proprio cari (in un paesino impronunciabile alle porte di Francoforte) con una ventina di scatoloni di “biologico” al seguito (400 kg circa). Hai voglia a friggere, insomma.
Ma il pesante bagaglio che si trascinerà dietro non sarà solo a disposizione delle sapienti mani di Hilde (una cuoca sopraffina, altro che Cracco). “Lo ha assaggiato un mio amico – annuncia entusiasta – che lo ha fatto provare ad un suo amico. E poi familiari, parenti, curiosi. Nel corso del tempo siamo diventati una sorta di gruppo d’acquisto. Noi si fa da corrieri, abbinando il soggiorno relax all’acquisto collettivo. Raccogliamo i soldi prima di salutare la Germania, e provvediamo anche alle consegne. Siamo agenti, in sostanza. Senza profitto, ma col sorriso. Il vostro olio è un tesoro, un top della categoria bio”.
Ma di non solo olio si vive. “Torniamo con piacere pure per riaffacciarci nei nostri luoghi del cuore – chiude – La torre del museo etrusco di Tarquinia e la chiesa di Civita di Bagnoregio. Due posti incantati, che amiamo riabbracciare senza scarpe. Hanno dei pavimenti diversi ma ugualmente fantastici. Provateli, la storia li ha levigati con sapienza”.
E così va ogni anno, se dio vuole. Uwe arriva, si riposa, e riparte col suo prezioso carico d’olio. Alla faccia dell’export, dell’Expo e delle vetrine internazionali.
Se vi capita di vedere due anomali tedeschi (coi figli in Islanda e lo schiaccia-patate sempre in valigia), magari che bevono Aperol Spritz e che giocano a Scarabeo, salutateli pure: sono loro, Hilde e Uwe. Una coppia da conoscere assolutamente.