Sono soddisfatta per l’approvazione alla Camera in via definitiva della legge sulla Tutela e valorizzazione della biodiversità di interesse alimentare ed agrario. Una legge che già nelle precedenti legislature era stata ampiamente dibattuta; una legge nata dal confronto con gli operatori del mondo agricolo, ambientalista ed accademico, con Slow food ed altre associazioni, che porrà finalmente un freno alla erosione delle risorse genetiche vegetali ed animali. La norma prevede la istituzione di un sistema nazionale della biodiversità agraria e alimentare, una anagrafe della biodiversità, dove saranno indicate le risorse genetiche a rischio di estinzione; un comitato permanente, che garantirà il coordinamento delle azioni tra i diversi livelli di governo; una rete nazionale, che si occuperà di preservare le risorse genetiche locali; un portale nazionale, composto da un sistema di banche dati contenenti le risorse genetiche presenti su tutto il territorio nazionale.
Voglio richiamare l’attenzione sul comma 2 dell’articolo 1 nel quale si afferma che la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare sono perseguite anche attraverso la tutela del territorio rurale contribuendo a limitare i fenomeni di spopolamento e a preservare il territorio da fenomeni di inquinamento genetico e di perdita del patrimonio genetico.
Anche attraverso le Comunità del cibo, previste all’articolo 13, viene riconosciuto il ruolo determinante delle collettività nella gestione delle risorse genetiche dei saperi loro connessi e dell’agricoltura quale forma di salvaguardia e di gestione del territorio, che deve al contempo garantire il giusto reddito agli operatori agricoli. Nel ringraziare gli agricoltori e gli allevatori definiti custodi, coloro cioè che hanno conservato nel tempo varietà vegetali e razze animali che sarebbero state destinate alla estinzione, si ritiene questa legge importante perché afferma che la biodiversità, le varietà animali e vegetali, appartengono a tutti e devono essere condivise e che non si può accettare che il mercato mondiale delle sementi sia in mano a 4 grandi multinazionali. In natura esistono oltre 3500 varietà appartenenti al genere Phaseolum a fronte delle 5 tipologie di fagioli che siamo abituati a trovare sugli scaffali della grande distribuzione; oltre 4000 varietà di pomodori, oltre 1000 di zucche e oltre 200 di aglio: tipi caratterizzati da forme, dimensioni e colori diversi, da diversa stagionalità e con diverse proprietà organolettiche e alimentari. Piuttosto che la estrema standardizzazione a causa della quale solo 12 specie vegetali e 5 animali forniscono attualmente più del 70% del cibo, è preferibile coltivare e conservare anche gli ecotipi locali; non si può pensare ad una agricoltura che sia moderna e innovativa e che guardi alle generazioni future se lasciamo sul sentiero della nostra crescita tanta conoscenza, tanto patrimonio genetico che comunque abbiamo il dovere di conservare perché altrimenti potrebbe diventare difficile immaginare di poter nutrire il pianeta; abbiamo anche il dovere di tramandarlo e quindi di coltivarlo utilizzando le enormi potenzialità che questo può significare per le tante popolazioni della terra, in termini di autodeterminazione e di capacità di reagire alle crisi.