In Italia le disuguaglianze economiche e sociali si sono fatte sempre più marcate. Tale fenomeno è dovuto soprattutto al ridursi e venir meno dei patrimoni familiari delle fasce più povere della società a cominciare dai risparmi, che in una fase di ristagno si sono assottigliati per le richieste di necessità ove quella reddituale del lavoro veniva a mancare per le famiglie e le necessità di tutti i giorni.
La nostra associazione, Confartigianato, rilevava proprio dal rapporto OCSE che la ricchezza nazionale rimane sempre più in mano alle fasce di popolazione che si attestano sulla parte alta delle graduatorie del reddito.
Confartigianato ha più volte sottolineato come l’1% delle imprese strutturate detengano il 14,3% della ricchezza totale, ovvero tre volte più di quanto detiene il 40% delle realtà produttive nostrane caratterizzate da minor disponibilità (meno del 5% della ricchezza totale).
Il gap sopra illustrato negli anni si è allargato per la perdita di reddito disponibile nelle fasce più svantaggiate. Tale fenomeno non dà segnali di arresto: i posti di lavoro del lavoro autonomo, tempo determinato e part time sono in netta inferiorità rispetto alle opportunità che questi offrono. L’Italia si colloca al vertice in Europa per quanto riguarda la distanza fra la fascia dei super pagati e la fascia più bassa: solo la Grecia presenta disuguaglianze maggiori. Rispetto alla Germania il nostro Paese presenta una disparità quasi doppia.
L’emergenza delle piccole imprese del settore artigiano e PMI è cosi giunta all’apice e solamente una manovra emergente di salvaguardia riuscirà a dare forza e benefici sperati: il governo dovrà porre le condizioni per la credibilità di una svolta, senza compromessi dettati dall’alto.
Stefano Signori
Presidente di Confartigianato Viterbo