17112024Headline:

Il capolavoro del compagno Ugo

Lo Stato salda 107 milioni di debiti dell'Unità e Sposetti si fa i complimenti...

 

Il senatore Ugo Sposetti (Pd)

Il senatore Ugo Sposetti (Pd)

Comuni e Regioni, rassegnatevi: con la legge di stabilità in discussione in questi giorni al Senato, arriveranno tagli pesantissimi. Delle Province, non vale neppure la pena di parlare, visto come sono state ridotte. Tanto da far affermare alle stesso presidente Mauro Mazzola, eletto sei mesi fa, che o arrivano i soldi (e non se ne parla proprio) o è meglio chiuderle. Ma come si spiega che uno Stato così sparagnino e micragnoso nei confronti delle sue emanazioni territoriali si dimostri invece tanto munifico in altre circostanze? Tutto in regola, a scanso di equivoci, e tutto a norma: c’è una legge e va applicata. Si parla di un provvedimento approvato nel 1998 “che stabiliva l’estensione della garanzia dello Stato già vigente sui debiti degli organi di partito ai debiti del partito che si faceva carico dell’esposizione del proprio giornale con le banche”, scrive sul Corriere della Sera Sergio Rizzo. Una legge che sembra (?) scritta su misura per l’Unità, lo storico giornale fondato da Antonio Gramsci che già da allora cominciava a navigare in brutte acque.

E chi fu il principale ispiratore e sostenitore di quel provvedimento? L’attuale senatore del Pd Ugo Sposetti. E chi per tanti anni ha occupato (e probabilmente occupa tuttora) il decisivo incarico tesoriere dei Democratici di sinistra? Sempre lui, Ugo da Tolentino. Marchigiano di nascita, ma viterbesissimo di adozione da quando nel 1976 viene eletto segretario della federazione provinciale del Partito comunista italiano. Da allora una lunghissima carriera sempre all’ombra di falce, martello, foglie di ulivo e via di seguito. Ex ferroviere, ex presidente della Provincia, ex sindaco di Bassano in Teverina, ex deputato, candidato sindaco a Viterbo nel 2008 (fu battuto al ballottaggio da Giulio Marini) ed ora seduto fra i banchi di palazzo Madama: quasi 40 anni di pane e politica.

Ugo Sposetti fu anche candidato sindaco a Viterbo nel 2008: fu battuto da Giulio Marini al ballottaggio

Ugo Sposetti fu anche candidato sindaco a Viterbo nel 2008: fu battuto da Giulio Marini al ballottaggio

In verità, sempre il Corrierone fa sapere che in passato a godere di quella legge era stato anche Avanti!, quotidiano del Partito socialista, ma per una cifra nettamente inferiore: 9 milioni e mezzo di euro. Adesso, invece, l’esborso a cui tutti noi siamo stati sottoposti è ben più consistente: 107 cucuzzoni finiti cash nei forzieri delle banche creditrici nei confronti dell’Unità. I cui debiti, con sospetta generosità, erano stati rilevati dai Democratici di sinistra quando subentrò al Pds che a sua volta aveva ereditato, debiti compresi, l’intero e consistente patrimonio del Pci. Vien da chiedersi come mai allora, di fronte, ad un ingente insieme di beni e immobili che i compagni trinariciuti avevano accumulato nel corso degli anni, dovesse essere lo Stato (e cioè tutti gli italici cittadini) a doversi accollare i debiti del Pci – Pds – Ds e via di seguito? Semplicemente perché Ugo nostro negli anni aveva compiuto un altro capolavoro, mettendolo al riparo da ogni rivendicazione da parte dell’orda dei creditori con la creazione di una cinquantina di Fondazioni autonome che nulla dovevano a banche e consimili. Insomma, le cose buone se le sono tenute loro e i debiti li hanno scaricati sullo Stato e quindi su di noi. Tanto per completare, il Partito democratico si è ben guardato dall’ereditare debiti dei soci fondatori: tanto, alla bisogna, ci penserà lo Stato…

Va anche detto che nella sua azione di tesoriere dei Ds, Sposetti si è dato un gran da fare, riducendo considerevolmente un’enorme massa debitoria salita a fino 450 milioni di euro, ma stringi stringi ne sono rimasti ancora 107 che ora sono stati saldati con un maxi assegno statale. E va pure aggiunto che quella somma è ancora sub judice poiché pende il giudizio di appello su un ricorso presentato a suo tempo, ma “le speranze – scrive Rizzo – che quei denari tornino indietro sono al lumicino”.

Illuminanti le risposte del senatore Sposetti alle domande del giornalista Emanuele Bellano di Report che lo incalzava su quella legge ad hoc del ’98: “Quindi che vuol dire? Che sono stato bravo! Una società mi avrebbe dato soldi per fare questo lavoro…”. “Verissimo. Almeno quelli ce li siamo risparmiati. Ma è una ben magra consolazione”, conclude amaramente Sergio Rizzo. E io pago…

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