La doppia pagina dedicata da Gambero Rosso ai Sapori del Rito
Macchina di Santa Rosa, Trasporto del 3 settembre, Expo, Nutrire la legalità, I sapori del rito. Un filo conduttore lega temi che, in realtà, un po’ disconnessi tra loro. All’Esposizione universale di Milano, Fiore del Cielo è rimasta in bella mostra per tutti e sei i mesi della durata dell’evento: vetrina mondiale, non c’è dubbio. Amplificata anche dalla trasmissione in diretta sul maxischermo del Trasporto di Gloria, la sorellina minore (ma solo per l’età).L’idea di fondo è stata di collegare ulteriormente la kermesse milanese alla tradizione viterbese. In che modo? Sfruttando proprio il motto di Expo e declinandolo all’ombra della Palanzana: ecco quindi il progetto I sapori del rito, cioè le pietanze, i cibi, i piatti, i prodotti più strettamente legati al culto della Patrona.
“Il progetto – si leggeva nel lancio di presentazione – mette al centro un binomio (il trasporto della Macchina di Santa Rosa e la tradizione enogastronomica) in cui l’agroalimentare può contribuire a realizzare un nuovo modello di sviluppo per Viterbo e per il suo territorio. Un binomio di cultura ma anche uno straordinario strumento di rilancio dell’economia”.
Ma fino a questo punto, non c’è notizia O meglio sono faccende già dette e scritte. La vera novità sta nel fatto che ad interessarsi della faccenda è l’edizione di novembre di Gambero Rosso, il prestigioso magazine di enogastronomia (con tanto di canale dedicato sulla piattaforma Sky), con un servizio dedicato nel quale si sviscerano i vari aspetti dell’iniziativa.
Le carote viola, una tipica specialità viterbese
“Per Viterbo e per il progetto I sapori del rito – interviene l’assessore con delega ad Expo, Giacomo Barelli – è un riconoscimento di straordinaria importanza. Basta pensare alla qualità e alla competenza dei lettori di Gambero Rosso per rendersi conto della platea che abbiamo intercettato. Ed è, permettetemi di dirlo, un riconoscimento alla validità della kermesse che si proponeva l’obiettivo di coniugare i temi dell’esposizione milanese con le nostre più sentite ed antiche tradizioni”.
Va ricordato che i menu dei Sapori del Rito sono stati composti utilizzando prodotti rigorosamente locali, autentiche eccellenze dell’agricoltura e dell’enogastronomia viterbese: i legumi, l’olio (Dop), i cereali, la nocciola (Dop), i formaggi e il vino. E ancora la carota viola, un prodotto assolutamente autoctono che adesso un agricoltore viterbese sta riprendendo a produrre, dopo che per diversi anni se ne era persa traccia, tanto che per ritrovare qualcosa del genere bisognava spostarsi in Olanda. Alla creazione dei menu hanno contribuito alcuni chef del territorio (i ristoratori Angelo Proietti Palombi, Felice Arletti e Paolo Bianchini) ai quali si deve la creazione di alcuni piatti strettamente legati al territorio come l’imperdibile minestra di ceci e castagne. Un piatto che più viterbese non si può.
I menu della tradizione sono anche un mezzo per veicolare la dieta mediterranea a consumatori, ristoratori, turisti italiani e soprattutto stranieri, oltre che un valido strumento per l’educazione alimentare nelle scuole. Un tema al quale si accoppia quello della legalità, la cui filiera è un altro passaggio fondamentale del messaggio che Viterbo ha lanciato all’Expo, e quindi al mondo. La coltivazione naturale, senza pesticidi, ma utilizzando esclusivamente concimi naturali, gli ingredienti della zona (a chilometro zero, come si dice) sono condizioni necessarie, ma non sufficienti se a tutto questo non si associano una manodopera giustamente retribuita, il rispetto delle norme igieniche e sanitarie e, in generale, delle normative che regolano il settore.
Un cartello indicatore della Via Francigena
Ma c’è un ulteriore passaggio messo in evidenza dalla prestigiosa rivista: la via Francigena, l’antica strada che partendo dalla Gran Bretagna permetteva ai pellegrini di raggiungere Roma (rigorosamente a piedi). Un percorso che, piano piano, sta trovando una nuova valorizzazione che dovrà trovare ulteriore applicazione nell’ormai prossimo Giubileo straordinario. Certo, si tratta di un turismo particolare, ma non per questo meno esigente. Chi cammina per qualche decina di chilometri durante il giorno, quando si ferma ha bisogno di servizi adeguati, di cibo di qualità, di riposo in strutture ben attrezzate. Meglio prepararsi per tempo e sfruttare anche questa occasione.
L’imprimatur su questo insieme di proposte arriva dalle pagine dal periodico top del settore. Vale la pena sottolinearlo.