Game over. Ieri, ultimo giorno di esistenza per la Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo e da lunedì tutti sotto la “grande madre”, in questo caso Intesa SanPaolo, il colosso bancario italiano e internazionale che ha completato le operazioni di acquisizione e che adesso è l’azionista di maggioranza della Carivit. Stessa sorte per la Cariri di Rieti e la Cariciv di Civitavecchia, altre due banche di territori confinanti che cessano di esistere come entità autonome per confluire anch’esse nella pancia capiente di Intesa.
Un processo lungo cominciato quando Cariplo salvò dal crac la Carivit (anni Novanta) e proseguito in questo arco di tempo attraverso una condivisione che di fatto, sebbene il marchio continuasse ugualmente ad esistere, ha comportato la progressiva integrazione dei servizi Carivit con quelli di Intesa SanPaolo che, comunque, per quanto solo formalmente, hanno continuato ad agire e operare separatamente sul mercato e nel territorio. Un’autonomia, vale la pena ripeterlo, solo formale poiché nella sostanza la mano milanese-torinese è stata sempre più invadente nelle scelte dell’istituto viterbese. Ora anche quel velo cade definitivamente: da lunedì banca unica e oltre 150 anni di storia cancellati con un colpo di spugna.
Il percorso di integrazione è comunque tutt’altro che completato. Sono da concludere le operazioni di accorpamento in varie località della Tuscia. A Orte, per esempio, dove sono attualmente presenti una filiale Intesa e un’altra Carivit, la prima è destinata a chiudere e a confluire nella seconda. Altro caso a Viterbo, dove l’agenzia Cariciv di via Garbini chiuderà e si fonderà con l’agenzia 3 della Carivit in via Polidori (interessata proprio in questi giorni da lavori di adeguamento necessari per poter accogliere il nuovo personale). Passaggio non indolore, quest’ultimo, che comporterà qualche taglio occupazionale. La vicenda è seguita con particolare attenzione dalle organizzazioni sindacali che naturalmente sono attente al mantenimento dei posti di lavoro: se ci saranno (come è molto probabile) esuberi, dovranno essere gestiti con la massima attenzione, cercando di aiutare i dipendenti che sono vicini all’età pensionabile attraverso i meccanismi di incentivi e scivoli che favoriscono, appunto, la quiescenza.
Un’altra novità, percepita direttamente dai correntisti e dai clienti in questi giorni, è che cambia il codice Iban. La comunicazione è arrivata a casa, con l’avviso che la stessa Carivit ha provveduto direttamente ad inserire il nuovo numero per quello che riguarda le domiciliazioni (cioè il pagamento delle bollette). Inoltre, per un paio di mesi eventuali accrediti o bonifici caricati sul vecchio Iban saranno automaticamente trasferiti sul nuovo, anche se il consiglio è di comunicare ai propri abituali interlocutori il cambio fornendo il nuovo codice. Piccoli inconvenienti.