Ormai ci siamo. Domani, se non ci saranno (assai improbabili) colpi di scena, Daniela Donetti diventa ufficialmente direttore generale della Asl di Viterbo. Il decreto di nomina è stato preparato dai competenti uffici regionali e dunque manca solo l’accettazione da parte della diretta interessata. Una formalità visto che ormai da qualche settimana la nomina nell’aria e che proprio la visita del governatore Zingaretti (sebbene motivata ufficialmente da altre esigenze) di fatto costituì l’imprimatur per dare inizio al nuovo corso nell’Azienda sanitaria locale viterbese, dopo una lunga fase di commissariamento.
Se ne va l’ultimo reggente, il commissario straordinario Luigi Macchitella, e al suo posto ci sarà uno dei suoi più stretti collaboratori, la dottoressa Donetti che aveva curato e gestito la delicatissima area finanziaria nell’ultimo anno e mezzo. E’ una nomina necessaria e decisamente non più rinviabile che rientra, peraltro, in quel processo di normalizzazione che coinvolge l’intera Regione, anch’essa commissariata a sua volta dopo che una valanga di debiti rischiava di strangolarla irrimediabilmente.
I problemi della Asl di Viterbo, comunque, rimangono tutti sul tappeto e la neo direttrice generale li conosce bene avendo dovuto confrontarsi con essi nei mesi scorsi. Senza voler tralasciare o omettere situazioni di indubbia importanza (a cominciare dalla situazione della sanità privata), si possono individuare in due grandi filoni le impellenze che attanagliano la Asl viterbese. Da una parte, la questione dei precari e dall’altra il completamento dell’ospedale di Belcolle. Due temi che si trascinano da tempo e sui quali – il concetto va chiarito subito – non è che la direzione generale possa fare granché.
Per quanto riguarda la stabilizzazione del personale precario, molto dipende dalla decisioni della Pisana che deve ragionare in ambito regionale: bacchette magiche non ce ne sono e nonostante la situazione economica sia migliorata, non è che le risorse possano spuntare come funghi. Detto questo, va anche rimarcato un concetto più volte espresso dai sindacati di categoria (oltre che dai diretti interessati): senza il lavoro dei precari, moltissimi servizi sarebbero fortemente ridimensionati (eufemismo per non dire che si rischia la cancellazione). Con conseguenze inevitabili e pesanti sui pazienti.
Il discorso sul completamento di Belcolle si sposta sul terreno della giustizia amministrativa. Come è noto, il Consiglio di Stato ha stravolto la graduatoria delle aziende che avevano partecipato alla gara per i lavori all’ospedale. In sostanza, è stato accolto il ricorso della ditta che era arrivata seconda e che quindi si è ritrovata ad essere la vincitrice dell’appalto. Tutto tranquillo? No, perché era previsto che l’azienda aggiudicataria dovesse anche farsi carico della progettazione. Da questo deriva che il progetto presentato a suo tempo deve essere visionato a approvato dalla Regione, che in precedenza non se ne era occupata perché aveva esaminato quello delle prima vincitrice. Un guazzabuglio burocratico che ha comportato un notevole allungamento dei tempi. Non appena si sarà concluso questo (lungo e farraginoso) iter, la Asl potrà procedere all’assegnazione ufficiale e così i lavori potranno partire. Un completamento e un ampliamento che sono diventati ancor più necessari con il ridimensionamento delle strutture periferiche che comporta un aggravamento dei carichi di lavoro sulla struttura centrale.