L’atmosfera che si respira nel grande salone dell’Hotel Salus Terme è quella di una consapevole operosità. Tanti tavolini, alcuni con le bandierine dei Paesi stranieri qui rappresentati da decinE di operatori, gente che discute, che parla, che si informa, che conclude accordi o che comunque pone le basi per contatti (e affari) futuri. Tutto questo (e non solo) è VisiTuscia, la manifestazione di marketing turistico che quest’anno timbra l’ottavo cartellino. Un piccolo record che rappresenta anche un punto di orgoglio per i due papà: Vincenzo Peparello e Antonio Castello, che l’hanno vista nascere e crescere e che la curano come una creatura preziosa. Ma che cos’ha di così particolare una rassegna di questo genere? “E’ l’unica – risponde Castello – che è centrata esclusivamente sulla Tuscia che, d’accordo, è un’area piccola ma in possesso di un bagaglio di requisiti racchiusi in un territorio non vasto, in grado però di competere in Italia e anche fuori dai confini”. “VisiTuscia – sottolinea Peparello – ha un caratteristica in più rispetto ad altre manifestazioni simili che mettono in campo numeri decisamente più grandi: fa una selezione a monte di venditori e compratori, fa scelte a priori che permettono di qualificare e caratterizzare meglio sia la domanda che l’offerta”.
Ed è eccoli lì buyers (chi compra) e sellers (chi vende) impegnati in trattative, confronti, scambi di idee, consigli reciproci. Perché l’interesse a chiudere affari è evidentemente complementare. I numeri dicono un po’ di più sulla qualità delle presenze: al workshop si sono accreditati oltre 30 acquirenti provenienti da diverse nazioni anche extraeuropee ed oltre 70 operatori professionali del turismo e dell’agroalimentare. Arrivano da ogni angolo d’Europa e non solo: Moldavia, Albania, Romania, Croazia, Danimarca, Polonia, Germania, Iran, Inghilterra, Ucraina, Lettonia, Russia, Bulgaria, Francia. Consistente e qualificata, naturalmente, anche la pattuglia italiana.
La Tuscia che cosa può offrire? Basta dare un’occhiata intorno per rendersi conto dell’enrome patrimonio artistico e naturale: da Civita di Bagnoregio (fiore all’occhiello di ogni pacchetto turistico che si rispetti), a Villa Lante, alla civiltà etrusca (la mostra in 3D inaugurata ieri agli Almadiani è un ulteriore e tutt’altro che trascurabile tassello), al parco dei Mostri di Bomarzo, all’intero percorso legato ai Farnese da Caprarola a Gradoli, ai laghi di Bolsena e di Vico… Un’offerta consistente e di primissima qualità. A tutto questo (e non è affatto poco) si aggiunge una caratteristica precipua dell’ottava edizione, che si lega direttamente ai temi dell’Expo: l’enogastronomia. Vino e olio, formaggi e salumi: sembra scontato per chi ci abita e ci vive in questa terra, ma sono prodotti di eccellenza che vanno adeguatamente sfruttati non solo come beni di consumo, ma soprattutto come attrattori turistici. Vale la pena ricordare (e sottolineare) che chi si muove per seguire percorsi enogastronomici è un visitatore esigente, che ha buona (se non alta) capacità di spesa, che chiede servizi di qualità ed è disposto a pagarli il giusto.
“Il bilancio è più che positivo – spiega Vincenzo Peparello, responsabile del Cat e project manager di VisiTuscia -. La decisione di puntare sia nell’offerta che nella domanda su operatori selezionati sta pagando in termini di qualità. Mi risulta che a metà sessione del workshop siano già stati conclusi accordi di forniture agroalimentari. Non dimentichiamo che, al fianco dei nostri prodotti più noti, ci sono anche le nocciole, le castagne, i funghi… E altri aspetti meno materiali come le acque termali… I nostri pacchetti, per dirla in breve, sono ad elevato valore aggiunto”. E proprio per dare a tutti gli ospiti la possibilità di apprezzare direttamente la qualità dei prodotti enogastronomici della Tuscia c’è anche un buffet – degustazione che, solo guardarlo, è tutto un programma…
Insomma, le cose funzionano come testimoniano la vivacità delle presenze e delle contrattazioni. Ma non si immagini una caotica borsa merci, piuttosto un felpato foyer dove contano la sostanza e la qualità. “In quarant’anni di attività in questo settore – interviene Antonio Castello – ne ho viste centinaia di rassegne del genere, ma il VisiTuscia ha alcune peculiarità. Non è un caso che possa godere dell’appoggio dell’Enit, cioè della struttura che sovrintende al turismo in Italia. Gode cioè di una visibilità che si traduce in promozione della cultura, delle tipicità e dell’economia”. Magari potrebbe servire anche come trampolino di lancio per l’ormai prossimo Anno santo straordinario? “Assolutamente sì. I nostri operatori devono saper offrire un prodotto attrattivo sia dal punto di vista turistico che da quello commerciale. Sento dire in giro che a Roma i posti letto sarebbero già esauiti: non so se sia vero, ma anche ammesso che non fosse così, se si danno ai buyers pacchetti competitivi, si può tranquillamente pensare di far concorrenza pure a Roma. Penso a tutto l’indotto legato al popolo etrusco, ad esempio: insieme al Vaticano e a tutti i luoghi della Cristianità, un bel percorso nella civiltà pre-romana è certamente un’attrattiva in più per chi viene qui per il Giubileo straordinario”. Conclusione naturale: “Se si hanno idee, il lavoro e le occasioni non mancano”. Parola sante, tanto per restare in tema…