“Viterbo è come una Ferrari col motore acceso, pronta a scattare, ma per ora chiusa in un garage”. La similitudine, azzeccatissima, è di Carlo Gobbino, direttore di Villa Sofia, una delle più apprezzate strutture turistiche del capoluogo, 22 camere, ristorante di livello, giardino con piscina, centro congressi, il tutto in strada San Salvatore. Parliamo di turismo, allora, alla luce dei dati ufficiali forniti per la prima volta dal Comune e calcolati grazie agli introiti della tassa di soggiorno. Centodiecimila presenze fino a settembre, dicono le cifre.
“L’incremento si è visto – conferma Gobbino, che parla per il suo albergo ma che fornisce comunque uno spaccato interessante e attendibile sullo stato del settore – ed è innegabile. Per quanto riguarda i dati, li giriamo a nostra volta alla Regione (che dopo la riforma della legge Delrio ha in capo la delega sul turismo che era della Provincia, ndr), e aspettiamo quelli definitivi. Si può già dire che comunque la crescita si è notata, ma non è solo quello: ad agosto, il periodo di maggiore affluenza, abbiamo riscontrato che i turisti si sono fermati più a lungo. Più giorni di pernotto, insomma, meno mordi e fuggi. Perché? Perché qui ci sono un sacco di cose da vedere, e dal canto nostro cerchiamo di suggerire loro dei percorsi tra Viterbo e l’hinterland per invogliarli a scoprire ogni lato della Tuscia, che è meravgliosa. Altra novità: quest’anno abbiamo avuto una maggioranza di ospiti italiani, mentre due anni fa, per dire, c’erano più stranieri, nord europei in particolare”. Merito della promozione di Expo? Merito della nuova Macchina di Santa Rosa? Merito della timida ripresa economica che ha rilanciato il turismo interno? Vattelapesca.
Non sono comunque tutte rose e fiori. E Gobbino, benché non voglia buttarla in polemica (“le mie vorrebbero essere considerazioni costruttive, stimoli più che altro”), fa un ragionamento preciso. Già ascoltato e sviscerato in passato, ma che vale la pena ribadire se può servire a cambiare le cose. “Che la gente venga a visitare Viterbo deve essere un punto di partenza – dice il manager – La sfida successiva, la sfida di oggi e di domani, è convincerla a tornare. Intendiamoci: qui ci sono le strutture termali, che bene o male lavorano tutto l’anno. Poi ci sono tutti gli altri, noi compresi, che a parte il circuito business (cioè chi viene a Viterbo per ragioni di lavoro) debbono sopportare dei periodi morti. Dove le presenze turistiche calano drasticamente. Ottobre e novembre, per esempio, ma anche il cuore dell’inverno, febbraio: mesi storicamente deboli”.
Di conseguenza Gobbino avrebbe una ricetta, o forse una richiesta, da lanciare al sindaco e ai suoi assessori: “Innanzitutto, l’organizzazione, che è un punto di partenza: Villa Lante chiusa i giorni festivi deve essere un triste ricordo del passato; Palazzo Farnese a Caprarola senza guida turistica pure; idem per la lavatrice gettata a Castel d’Asso, perché è capitato anche questo. Poi bisognerebbe iniziare a lavorare seriamente alla costruzione di qualche appuntamento di richiamo. Eventi di rilevanza nazionale, almeno. Che ci consentano di essere presenti nell’offerta italiana, sui palcoscenici televisivi o culturali che contano. E che dunque convincano i visitatori a venire a Viterbo anche una seconda, una terza volta dopo la visita iniziale. Come? Intanto investendo qualche soldo, magari quelli provenienti dalla stessa tassa di soggiorno. Poi frequentando le fiere di settore, i circuiti dove si promuove e vende l’attività turistica. Expo è stata una vetrina importante, certo, e spero che i risultati si vedano subito, o nei prossimi mesi. Ma non basta: bisogna insistere, perché se si molla si sparisce dalla scena”. Specie in una platea sempre più globale (e spesso a prezzi concorrenziali) come quella di oggi.
Ci sarebbe subito l’occasione: dicembre, le festività natalizie: “Noi ci stiamo già muovendo, perché bisogna agire rapidamente. Abbiamo già delle prenotazioni per Capodanno, stiamo lavorando per il menù, figuriamoci se perdiamo tempo – dice Gobbino – Sarebbe interessante sapere cosa ha in mente Palazzo dei priori, quali eventi vuole mettere in campo. La Macchina di Santa Rosa a piazza del Comune? Benissimo. Una mostra d’arte di livello? Perfetto. Ma ci facciano sapere presto, così anche noi, e penso di parlare pure per i colleghi di tutto il territorio, possiamo organizzare pacchetti soggiorno, offerte e tutto il resto. Con l’impegno di far stare bene i nostri ospiti, un’altra ottima ragione per convincerli a tornare”. Presto, che è tardi, e non si può far stare ferma una Ferrari.