Per metterla in piedi tocca di farsi un mezzo così, giurerebbero gli organizzatori. E quindi ecco quel bel connubio tra Lazio e Toscana che, qualora si ripetesse in altri ambiti, permetterebbe alla provincia di Viterbo di rosicare molto meno quando si pensa ai cugini.
Parte oggi e si chiude domenica la trentacinquesima Mostra nazionale del cavallo maremmano. Uno spettacolo unico al mondo, nel suo genere, che appunto si tiene un anno a Grosseto e uno a Canino. “Stavolta tocca a noi – dice il sindaco della Tuscia, Mauro Pucci – e ne siamo molto felici. Ci si alterna per tradizione, ma anche per riuscire a regalare un programma che costa molto. In termini economici e di offerta”.
Andiamo a vedere di cosa si tratta. Anzi, prima qualche dettaglio. “Allevatori provenienti da tutta Italia – dicono i vertici, che sono veramente tanti – gruppi e artisti equestri di fama e prestigio internazionale. Uniti per celebrare quello che nello Stivale è il più importante cavallo autoctono da sella, con un bagaglio veramente considerevole di storia e cultura”. Nel senso, per risalire alle origini tocca studiarsi gli etruschi.
Avanti. Il Maremmano, che per definizione geografica nasce in queste lande, si è presto diffuso anche a Pisa, Livorno, Grosseto, Roma e Latina. Per poi allargarsi all’Italia in toto. Unendo, in senso metaforico, territori lontani e diversificati. Per dire: allo spazio della Regione al padiglione Italia di Expo, il cavallo maremmano, insieme a quello tolfetano, è raccontato in un bel pannello.
“Quando, come in questo caso, ci si incontra – proseguono – si finisce parlare la stessa lingua, raccontare la stessa storia, far crescere e preservare la medesima, straordinaria, tradizione”.
Per riassumere il pacchetto in poche e semplici parole, si possono serenamente toccare tre aspetti cardine: tradizione, spettacolo e allevamento.
Qualche spunto: sabato e domenica ragazzi e bambini potranno vivere il loro “battesimo della sella” con il progetto Giocavalcando. E i piccoli sono sistemati.
Incredibilmente affascinante invece la dimostrazione di lavoro a squadre in monta maremmana, con prove di conduzione mandria, sbrancamento e addestramento.
Non poteva mancare certo il Carosello, con i migliori gruppi di butteri della Maremma e con la partecipazione straordinaria di Bartolo Messina e gli Aragonas.
Infine, è stato indetto un concorso fotografico in collaborazione con la locale Officina delle arti e dei mestieri.
“Ringrazio tutti gli organizzatori – chiude Pucci – con passione e dedizione sono riusciti a portare avanti in un periodo di profonda crisi economica un appuntamento in grado di valorizzare il patrimonio agricolo e la cultura della nostra terra. Festeggiare il Maremmano, vuol dire riscoprire le nostre radici storico culturali”.