Primo caso di un assessore regionale che ha scritto una trentina di libri, molti importanti, uno – il primo: Porci con le ali, del 1976 – un vero e proprio manifesto generazionale, Lidia Ravera s’aggira per la biblioteca consorziale di viale Trento come se fosse a casa sua. Il padrone di casa, il commissario straordinario Paolo Pelliccia, la conduce per ogni stanza, lungo i corridoi, nella nuova ala che sarà destinata al settore spettacolo, nella sala conferenze intitolata a Vincenzo Cardarelli e poi, in punta di piedi, persino in sala lettura. Si parla sottovoce di amicizie comuni (Pelliccia è uomo di mondo), si indicano le frasi memorabili dei grandi autori che costellano i locali, si notano le iniziative che rendono il polo di viale Trento un gioiello culturale, sociale, d’aggregazione, di vita.
Alla fine, quando il cronista prova a fare domande, lei risponde. E risponde da scrittrice: “Un posto incantato, che mi ha salvato la giornata – dice Ravera – Qui la passione per i libri trasuda dai muri, dai banchi, da questi pannelli. E crea un microclima unico. Poi, naturalmente, c’è Pelliccia, personaggio entusiasmante, si vede che ci ha messo del suo per accrescere il livello di offerta culturale”. Dietro i banconi d’accettazione, gli impiegati salutano educati e continuano a lavorare, studenti s’aggirano per gli scaffali: è una mattinata normale, business as usual.
Visto che il consorzio viterbese se la passa un po’ male – specie da quando la Provincia è passata a miglior vita (non a miglior riforma), e che Ravera è la massima autorità regionale nel settore, viene naturale chiedere all’assessore cosa ne sarà di loro, cioè di noi. Lei è categorica: “Non chiuderà, non può chiudere. Perché sarebbe un delitto. Vale a maggior ragione per questa, che è una realtà di eccellenza e vale naturalmente anche per le piccole biblioteche, che sono avamposti di alfabetizzazione, che hanno un ruolo sociale, sono democratiche perché consentono a tutti di leggere un libro gratis, e che sono al centro della nostra politica culturale, dal primo giorno. Il primo atto che feci da assessore, ormai quasi tre anni fa, fu di stanziare due milioni di euro per le biblioteche. Qualche collaboratore del mio staff stampò quella leggina e l’affisse nel mio ufficio in Regione. La stessa cosa, fondi per le biblioteche, conto di fare quando lascerò questo incarico”.
Certo, i problemi restano: “Per tutti, perché la legge Delrio, quella delle riorganizzazioni delle Province, ce ne ha provocati tanti – sottolinea l’assessore prima di scappare all’ICult di Valle Faul per la visita del presidente Zingaretti – ma li stiamo risolvendo. E ripeto: non saranno certo le biblioteche a pagarne le conseguenze”. Pelliccia, lì accanto, ascolta interessato: se aveva in mente una battaglia da combattere fino in fondo, sa che può contare su alleati non si sa se suini, ma di sicuro con un bel paio di ali.