Il parto vero e proprio dura poco: un quarto d’ora o poco più. Ma il travaglio è lungo e non privo di complicazioni. Alla fine, l’assemblea dei soci riesce a nominare il nuovo consiglio di amministrazione di Talete. Che sarà composto da Salvatore Parlato (presidente), Giovanna Marini (vice) e Giampaolo De Paulis. “Tutti rigorosamente tecnici, fuori dalla politica e dall’alto profilo professionale”, garantisce Mauro Mazzola che, nella ricerca, si è avvalso della consulenza del consigliere regionale Panunzi e dell’assessore della Pisana Refrigeri (“Ma io – chiarisce a scanso di equivoci – non li ho mai visti in faccia”). E comunque tutti di area centrosinistra, come testimonia la presenza del professor De Paulis che ha prestato la sua gratuita opera al sindaco Michelini nella verifica sul bilancio di previsione 2015.
Le nomine passano all’unanimità. Il centrodestra resta alla finestra: i pochi soci rimasti sino al momento della votazione (Bomarzo, Canino, Montalto di Castro e Vetralla) si astengono, qualcuno dice sì. Gli altri avevano già lasciato la sala del consiglio di Palazzo Gentili, compreso il sindaco di Bolsena Paolo Equitani, protagonista di un accesissimo scontro verbale con Mazzola che non accetta le critiche al centrosinistra e che rinfaccia al collega primo cittadino i cinque anni come assessore all’ambiente in Provincia. Schermaglie dialettiche pubbliche, ma è nelle stanze chiuse che si consuma il rischio di una rottura.
L’assemblea inizia esattamente con due ore di ritardo sulla tabella di marcia: si doveva partire alle 11 e si comincia invece qualche minuto prima delle 13. E’ il Comune di Viterbo a cercare di piantare alcuni paletti. Lo dice chiaramente Leonardo Michelini nel primo intervento quando lancia l’ipotesi di un ulteriore rinvio. Proposta che raccoglie inizialmente anche qualche favore nel centrodestra (Equitani è possibilista, ma Cesare Pucci, sindaco di Canino, non ci sta: “Un altro rinvio? E i cittadini che sono inferociti per bollette sempre più esose”), ma l’aria che tira dice chiaramente che il “lodo micheliniano” non ha chances di successo e allora, il sindaco di Viterbo ripiega con la richiesta di inserire nel futuro cda un proprio rappresentante (“Siamo il socio di maggioranza con quasi il 22% delle quote e abbiamo quindi una responsabilità maggiore”). L’idea, evidentemente palesata nei furiosi conciliaboli del pre-assemblea, trova terreno fertile poiché, mentre Michelini parla, circola già tra i banchi del centrosinistra un foglietto con la proposta che poco dopo sarà approvata.
“Il nuovo consiglio di amministrazione – sottolinea Gianluca Angelelli, sindaco di Civita Castellana – dovrà mettere mano al bilancio presentato dal precedente cda, analizzando con attenzione alcune poste significative e predisponendo un documento contabile che sarà poi sottoposto al voto dei soci”. Insomma, il lavoro fatto da Bonori non è piaciuto e dunque va riscritto. E la due diligence, stilata da una società esterna di assoluto prestigio e dalla provata autonomia? Resta sulla sfondo, perché è evidente che di quei risultati non si potrà non tenere conto, ma andranno – come dire – reinterpretati. Marco Fedele, unico membro del cda presente, saluta e ringrazia; mentre Michelini è il solo a preoccuparsi di dire qualche parola sul presidente uscente, mettendo in evidenza il lavoro svolto. “Bonori – bisbiglia un esponente del centrosinistra – è andato avanti a testa bassa, senza ascoltare nessuno. E’ evidente che il suo bilancio non poteva andare bene. Se avesse ascoltato qualche consiglio in più, non sarebbe andato a sbattere”. Ma a questo punto è lecito anche chiedere: allora, quel bilancio, con perdite per 4,3 milioni di euro, è falso? Non c’è risposta se non un generico: “Vedremo, perché alcune poste non irrilevanti meritano approfondimenti”. Come si possa tecnicamente smentire quell’atto è tutto da verificare, perché anche il collegio dei sindaci revisori, pur rilevando qualche passaggio contorto, non aveva sollevato obiezioni di alcun genere sull’aderenza ai principi contabili sanciti dalla legge. Lo scopriremo strada facendo…
Alle 14,01 in punto (esattamente dopo 63 minuti dall’inizio dei lavori) il voto e la nomina dei nuovo cda. Esulta Mazzola: “Il centrosinistra ha dimostrato unità e compattezza e ha mantenuto fede agli impegni presi con i cittadini. Ora lasciamo lavorare i nuovi amministratori”. Talete volta pagina? Formalmente sì, ma i problemi restano tutti sul tappeto: dipendenti sempre sul filo del rasoio, dearsenificatori e relativa manutenzione, piano industriale, progetti di rilancio. A Parlato, Marini e De Paulis il compito di sbrogliare una matassa che resta intricatissima. Intanto, per ora non ci saranno da sborsare soldi (che peraltro i Comuni nemmeno hanno). E magari ci penserà “mamma Regione” a togliere le castagne dal fuoco legiferando sui bacini idrografici e soprattutto sulla loro gestione. L’arrivo del privato è tutt’altro che scongiurato: perché è sacrosanto che l’acqua è pubblica e tale deve restare, ma la gestione del ciclo idrico costa (e tanto pure). E l’esperienza dimostra che i risultati finora conseguiti sono tutt’altro che esaltanti.