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“Talete, non saremo complici dell’agonia”

Marini (Forza Italia): "Senza un'idea forte e un piano industriale, noi non ci stiamo"

Il presidente della Provincia di Viterbo (e dell'Ato) Mauro Mazzola

Il presidente della Provincia di Viterbo (e dell’Ato) Mauro Mazzola

Oggi è il giorno. Uno dei tanti, in verità, che potrebbero essere decisivi per il destino di Talete. Alle 10,30 in Provincia si riunisce l’assemblea dei soci della società di gestione idrica: all’ordine del giorno la presa d’atto delle dimissioni del presidente Stefano Bonori e della consigliera Cinzia Marzoli (con conseguente decadenza dell’intero cda e quindi anche del terzo membro, Marco Fedele) e la nomina del nuovo consiglio di amministrazione. La linea è quella espressa (e nota da tempo) dal presidente della Provincia e dell’Ato (Ambito territoriale ottimale) Mauro Mazzola: solo consiglieri tecnici, niente politici e nomine al di fuori dei confini territoriali della Tuscia. Una linea sulla quale Mazzola garantisce di non essere solo, ma invece condivisa anche da diversi altri sindaci; una linea della quale comunque non è che il Comune di Viterbo (socio di maggioranza relativa con circa il 22% delle quote) sia particolarmente contento per ragioni che vanno individuate in quei circa 2 milioni di euro che dovrebbe versare a Talete stessa per lavori di manutenzione e ammodernamento della rete idrica. Somma che se davvero entrasse nelle casse dimezzerebbe di colpo il passivo certificato dal bilancio 2014: 4,3 milioni di euro. Una querelle di non poco conto in quanto da un lato si tratta di lavori in larga misura non eseguiti e dall’altro si va scontrare con i 4 milioni di euro che la municipalità del capoluogo vanta nei confronti della Talete. E che, a scanso di problemi futuri, è stata spalmata nei prossimi 25-30 anni.

Sembra una partita, comunque, tutta interna al Pd e alle sue variegate anime. Se sarà stato raggiunto un accordo forte, le cose procederanno almeno dal punto di vista formale abbastanza speditamente. Dal lato della sostanza, i problemi rimarranno tutti sul tappeto: come ripianare il debito, come rilanciare l’azione, come tutelare i lavoratori, il ruolo della Regione (convitato di pietra della vicenda). E il centrodestra? Giulio Marini, ex presidente della Provincia ed ex primo cittadino viterbese, conosce bene la faccenda: “Diciamo la verità – sottolinea – i nostri sindaci rappresentano quote abbastanza marginali. La prima mossa spetta al centrosinistra, ma questo non significa affatto che saremo spettatori e basta”.

La posizione di Marini è nota ed è stata espressa anche sulle colonne di Viterbopost: prima si pagano i debiti e poi si ragiona sul futuro della società. “Noi vogliamo innanzitutto capire – spiega – se davvero si vuole salvare Talete. Ho provato a farmelo spiegare dal sindaco Michelini, l’altro giorno in quinta commissione. Ho ricevuto risposte abbastanza vaghe, direi fumose. Il che mi fa intuire che le idee sul futuro di Talete sono poche e confuse. E’ questo il nodo fondamentale della questione, per quanto ci riguarda. Esiste un piano industriale e qual è? Noi non intendiamo collaborare all’agonia di questa azienda che gestisce un servizio pubblico essenziale e non saremo complici di scelte pasticciate e prive di un’idea di base forte e seria”.

Leonardo Michelini e Giulio Marini (che lo consiglia)

Leonardo Michelini e Giulio Marini (che lo consiglia)

“Ho la netta impressione – continua Giulio Marini – che Bonori sia stato abbandonato a se stesso e lasciato solo perché si è prestato a scelte di natura politica. Adesso dicono di voler voltare pagina con un cda di tecnici, ma per fare che? Per riscrivere il bilancio? Per prendere tempo in attesa che arrivino segnali dalla Regione? Ecco questo sono i temi importanti e queste sono le risposte che devono dare non a me o a Forza Italia o al centrodestra: sono riposte dovute ai lavoratori di Talete e ai cittadini tutti della Tuscia”.

Intanto, un’ultima nota a chiarimento del ruolo della Regione che, a breve, dovrà legiferare sulla definizione dei bacini idrografici del Lazio. Norme che tutti aspettano come chiarificatrici e salvifiche. Una domanda sorge spontanea: ammesso che la Pisana opti per uno o due o dieci o cinquanta bacini idrografici, qualcuno o qualcosa potrà impedire che successivamente si opti per altrettanti gestori o anche per il gestore unico? Così, tanto per essere chiari.

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