Eseguite quei lavori, oppure le prossime partite interne della Viterbese si giocheranno a porte chiuse, senza pubblico. Il messaggio, più o meno, è questo, ed è stato recapitato alla società sportiva di via della Palazzina da parte della Lega nazionale dilettanti. Che fornisce anche una data limite (si può dire ultimatum?) entro la quale bisogna portare a termine quegli interventi: il 9 ottobre prossimo.
Premessa: la Viterbese in questa storia c’entra poco o niente, e semmai è parte lesa. Lo stadio è del Comune (che lo ha avuto a sua volta dalla Regione), che ha competenza nei lavori di adeguamento, ordinari o straordinari che siano. E proprio a Palazzo dei priori, giovedì, si sono rivolti personalmente – e con tutte le preoccupazioni del caso – i dirigenti della società gialloblu. Perché se non si mettono a posto le cose, e in fretta, si sarà costretti a chiudere al pubblico lo stadio, con tutti i relativi danni in termini di incassi (pensate soltanto a chi ha già sottoscritto gli abbonamenti stagionali, per esempio) e d’immagine che ne conseguirebbero.
Ma cosa si contesta, all’impianto dell’Enrico Rocchi così come è oggi? Due cose principalmente, che tra l’altro non appaiono così impegnative. Le dimensioni dei cancelli di emergenza (quelli gialli, collocati lungo la recinzione del rettangolo di gioco), troppo ridotte sia in altezza che in larghezza e dunque un ostacolo reale per un eventuale ingresso in campo di mezzi di soccorso, tipo ambulanza. Un problema noto da tempo, se è vero che in occasione della visita di papa Benedetto XVI – che atterrò con l’elicottero in mezzo al campo – fu necessario segare le parti superiori per far transitare la Papamobile, e in seguito rinsaldarle.
L’altro punto debole che non corrisponderebbe ai requisiti minimi previsti dalla Lega nazionale dilettanti per i campionati di serie D è la mancanza di una rete a protezione dell’ingresso atleti (lato via Newman) e al parcheggio per squadre ospiti e arbitri e per evitare lanci di oggetti dalla tribuna centrale.
Detto così, insomma, sarebbero due bazzecole da sistemare. Specie dopo che lo stesso sindaco Michelini, in estate, aveva assicurato sia la copertura finanziaria, sia la volontà da parte del Comune a realizzare altri interventi (ben più complessi e costosi) nell’eventualità di un ripescaggio dei gialloblu in Lega Pro. Ripescaggio che non c’è stato, giovedì tra l’altro è stato respinto dal Coni anche il ricorso della società. Ora si tratta comunque di mettersi in regola con le direttive dei Dilettanti: stupisce la perentorietà di questa diffida, specie in un campionato dove le condizioni degli impianti a volte sono peggiori, molto peggiori, di quello di Viterbo, e basta farsi una qualsiasi trasferta (anche nel Lazio) per rendersene conto. Perché tutta questa urgenza? Perché questo accanimento? Del resto, nelle scorse settimane anche il consigliere comunale di Forza Italia Giulio Marini aveva segnalato, a mezzo stampa, le inadeguatezze dello stadio. Coincidenza o preveggenza?
Di certo i tecnici comunali non potranno rispettare la scadenza del 9 ottobre prossimo. Manca appena una settimana, e i tempi della burocrazia (specie per fare le cose nel modo corretto) sono ben altri: il rischio di avere lo stadio chiuso per la prossima sfida interna, il derby con la Flaminia del 18 ottobre, è reale. Ecco allora che la palla passa di nuovo al sindaco (che stamani ha fissato un sopralluogo al Rocchi e dunque si è mosso per tempo)’ l’unico che può trovare un sistema per velocizzare la procedura e mettere in sicurezza lo stadio. Altrimenti, porte chiuse. E una partita di calcio senza pubblico non è una partita di calcio. Neanche alla Playstation.