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“Rsa, in arrivo il nuovo regolamento”

Ad una settimana dalla manifestazione sotto il Comune, l'annuncio del sindaco

I membri dell'Aforsat (associazione famigliari ospiti delle strutture resindenziali assistenziali della Tuscia) in consiglio comunale lo scorso giugno

I membri dell’Aforsat (associazione famigliari ospiti delle strutture resindenziali assistenziali della Tuscia) in consiglio comunale lo scorso giugno

E’ passata una settimana, anzi otto giorni oggi, dalla manifestazione in piazza del Comune dei famigliari delle residenze sanitarie assistenziali. Ma non si è mosso nulla. Palazzo dei priori non ha ritirato la “delibera della vergogna”, come la chiamano coloro i quali da quell’atto sono stati colpiti più o meno direttamente. E nonostante il sindaco Michelini avesse promesso agli stessi manifestanti di “avere novità entro una settimana”, tutto tace. O forse no. “A breve – dice il primo cittadino a Viterbopost -, forse già lunedì, sarà pronto il nuovo regolamento comunale, che passerà poi al vaglio delle commissioni. Siamo disponibili a venire incontro alle esigenze dei famigliari dei pazienti, e ad impegnare somme anche importanti, che comunque dipenderanno anche dalle quantità dei fondi che arriveranno dalla Regione”.

Ma andiamo con ordine, e ricostruiamo la faccenda. La delibera incriminata è la numero 142 del 29 aprile, firmata dal sindaco che allora aveva in capo la delega ai Servizi sociali. E che annunciava – con toni gelidamente burocratici – i nuovi requisiti per ottenere il contributo del Comune per le rette dei ricoveri in Rsa. Una rivisitazione che, anche in base ai nuovi criteri del calcolo dell’Isee, ha escluso dal contributo anche quei pazienti (o i loro famigliari) che l’avevano sempre ricevuto. Con l’aggravante della retroattività fino al 1 gennaio. Una “delibera peggiorativa della legge nazionale”, secondo chi l’ha contestata sin da subito, e che ha generato anche un ricorso alla presidenza della Repubblica da parte dell’associazione viterbese dei parenti degli ospiti delle Rsa (Afosat). Mentre a livello regionale è in piedi un appello sul quale il consiglio di Stato si pronuncerà a dicembre. Già, perché il problema nasce proprio dalla Regione, e dai tagli ai contributi, oltre 60 milioni di euro che prima aiutavano i Comuni ad aiutare a loro volta.

Maria Laura Calcagnini (Aforsat) con sindaco e vicesindaco

Maria Laura Calcagnini (Aforsat) con sindaco e vicesindaco

Giovedì scorso, si diceva, la rabbia e la frustrazione dei famigliari è sfociata in una manifestazione in piazza. Una quarantina di persone, con il consigliere regionale (d’opposizione) Daniele Sabatini a invitare il sindaco a scendere dal palazzo e a impegnarsi per risolvere la questione. “Stiamo già studiando se e come modificare la delibera – replicò allora Michelini – I tecnici e i dirigenti stanno effettuando delle simulazioni per capire se è possibile ripristinare il contributo almeno per i casi più urgenti e critici. Spero entro una settimana di fornire delle risposte concrete”.

Una settimana è passata, e nonostante qui non si stia col cronometro (o il calendario) puntato, vale la pena tornare sul tema per tenere viva l’attenzione. In questi giorni le diplomazie hanno lavorato sotto traccia, tra incontri e valutazioni. L’annuncio che la Regione ha ripristinato una parte dei fondi (22 milioni di euro per quattro anni, da dividere su tutto il Lazio) è stata una goccia d’ottimismo, ma solo una goccia. E anche le buone intenzioni del Comune già ai tempi del bilancio (con un passaggio da 300mila a 500mila euro stanziati per il settore) non può bastare. Bisognerà trovare qualcosa di più efficace e sostanzioso per risolvere finalmente questa storia e ripristinare le certezze necessarie ai pazienti e alle loro famiglie. Altrimenti c’è sempre la via legale che farà il suo corso.

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