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Rette Rsa, partono le diffide

Riunione dell'Aforsat per le mosse legali e burocratiche contro il nuovo Isee

L'intervento di un famigliare

L’intervento di un famigliare

A due settimane dalla clamorosa manifestazione sotto Palazzo dei priori, i famigliari degli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali aspettano ancora delle risposte dal sindaco Michelini. Ma non mollano, anzi rilanciano sui pedali, come un Pantani dei bei tempi sulle salite più dure. La lotta prosegue soltanto con la fatica e con l’impegno. Eccoli qui, un centinaio, nella sala messa a disposizione della Domus La Quercia, chiamati a raccolta dall’inesauribile presidente dell’Aforsat, quella Maria Laura Calcagnini che ha tigna da vendere, tigna di quella buona.

All’ordine del giorno ci sono le diffide da inviare all’Inps e ai Caf che hanno prodotto le dichiarazioni dei redditi adottando il nuovo modello Isee. Da lì nasce tutto, è la fonte di tutti i guai che queste persone – queste famiglie – si sono trovate ad affrontare negli ultimi mesi. L’Isee che calcola l’assegno d’accompagno come reddito. E che ha portato i pazienti o i loro famigliari a superare agevolmente e improvvisamente la soglia dei 13mila euro. Se prima erano al di sotto, e potevano usufruire dei contributi pubblici per far fronte alle rette, dal 1 gennaio scorso sono al di qua, e debbono pagare la retta di tasca loro: fa 1850 euro al mese, grazie (si fa per dire). Alcune sentenze del Tar hanno definito errato questo conteggio, il Parlamento le ha impugnate e il tempo è il fattore decisivo.

In attesa che il consiglio di Stato si pronunci, il 3 dicembre, nel merito, ecco allora il primo sistema di tutela – il più formale e il più logico – adottato dai famigliari. Le diffide all’Inps e al Caf, che in questa storia centrano per ragioni burocratiche: l’istituto nazionale di previdenza sociale non fa altro che applicare pedissequamente le direttive del ministero dell’Economia, e i centri d’assistenza fiscale elaborano le dichiarazioni dei redditi di conseguenza. Ma essendo stati loro a fornire il nuovo calcolo è loro che bisogna contestare, in attesa delle sentenze.

Maria Laura Calcagnini, presidente di Aforsat

Maria Laura Calcagnini, presidente di Aforsat

Ma c’è anche un terzo foglio fotocopiato che Calcagnini distribuisce alle persone in sala: è la diffida nei confronti di quelle strutture (non tutte, per fortuna) che si sono portate avanti col lavoro, e hanno iniziato a chiedere il pagamento delle rette arretrate. “Sia chiaro – scandisce la presidente – che tutto questo è illegittimo, e finché non ci sarà chiarezza non dovete pagare nulla”. Ma qualcuno lo ha già fatto.

C’è pure l’altro fronte aperto, quello col Comune di Viterbo. Che con una delibera del 29 aprile scorso, la famosa numero 142, ha aggravato la situazione. Contributi azzerati, e casa di proprietà o conti correnti sotto la lente: si rischiano pignoramenti, o prelievi forzati. “Una delibera addirittura peggiorativa della legge nazionale, per questo ci siamo rivolti con un ricorso alla presidenza della Repubblica”. Ricorso che è costato 150 euro a persona. “Il sindaco si è impegnato a rivedere quell’atto, ha detto che stavano facendo delle simulazioni – ricorda Calcagnini – Ma sono passate già due settimane e non abbiamo saputo ancora nulla. La vicesindaco Ciambella ha promesso che avrebbe cercato di parlarne col presidente della Regione Zingaretti, per reperire altri fondi, ma noi per ora non ritiriamo nessuna delle nostre azioni legali. E siamo pronti a nuove manifestazioni”.

Si raccolgono i fogli, ognuno li compilerà e poi li spedirà per raccomandata. La battaglia continua, questa è gente che non molla: “E’ la strada giusta per modificare l’Isee da una parte e convincere il Comune di Viterbo a cancellare quella delibera castrante”, ribadisce la presidente dell’Aforsat. Speriamo che abbia ragione. Intanto, una troupe di Piazza Pulita riprende l’incontro, intervista, domanda. Il programma di La7, condotto da Corrado Formigli, se ne occuperà già stasera.

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