Se dobbiamo sognare, allora facciamolo in grande. Si torna a parlare della pista ciclabile attorno al lago di Bolsena. Si è partiti dalla notizia di per sé, per poi passare prima al “sì” congiunto dei sindaci lacuali, e infine al coordinamento della manovra; che risiede nelle mani del consigliere regionale Riccardo Valentini.
Tutto molto bello, certo. Seppur la strada di qui alla realizzazione è parecchio lunga. Toccherà pedalare forte, insomma. Ma, stando ai dati che si beccano spulciando in rete, senza dubbio ne varrebbe la pena.
Uno degli esempi più virtuosi, a tal proposito, e che ottimamente si sposerebbe con la geografia della Tuscia, è quello ligure denominato “Area24”. Ossia, la pista ciclabile del parco costiero Riviera dei fiori. Misura proprio 24 chilometri. Ed è stata costruita, anzi riadattata, lungo la vecchia linea ferroviaria che dal 1827 al 2001 ha servito il Ponente ligure.
La tratta inizialmente ha ospitato carrozze di lusso. Si è passati poi a linea militare. Ed infine è servita per chi si voleva recare a mare. Poi è stata dismessa.
Dal 2004 però la società “Area24”, a maggioranza pubblica (come vorrebbe Valentini, per snellire l’iter e beccare fondi) ha fatto rivivere questo incantevole percorso, valorizzandone al massimo le potenzialità e restituendo alla collettività uno spazio a misura d’uomo. Senza deturpare nulla.
“Il parco – si legge sul sito internet – è studiato in modo che oltre alle escursioni in bici si possano fare in tutta sicurezza altre attività come footing, jogging, pattinaggio”. Ma non solo. “Sono infatti presenti anche spazi attrezzati per sport di squadra. Inoltre lungo tutto il percorso è possibile noleggiare biciclette e attrezzature per il divertimento”. Mica male, anche sul profilo occupazionale.
Si parte da Ospedaletti. A seguire Sanremo, Arma di Taggia, Riva Ligure e Santo Stefano. Ed infine si giunge a San Lorenzo. Facile capire che sono presenti decine di punti di sosta, aree verdi, e cinque siti atti alla ristorazione. Molto, ma molto altro ancora, è in fase di sviluppo. Ostelli, accessi al mare, botteghe, e chi più ne ha più ne metta.
Ognuno ha fatto il suo, insomma. Istituzioni e privati. Senza badare a colori e bandiere. La pista vive di un’economia trasparente, ha risalto mediatico mondiale (vi è appena passato anche Il giro d’Italia per la prima tappa) ed abbraccia appieno le esigenze di un turismo che mira sempre più all’ecosostenibilità e al rispetto ambientale.
Ora, sognare abbiamo sognato. Speriamo solo di non svegliarci coi soliti incubi.