“No ad allarmismi. Lo studio dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) di Lione, che ha inserito le carni rosse e lavorate fra le sostanze che possono causare il cancro, si riferisce a dati globali. Non tiene certo conto delle peculiarità della produzione italiana di carne rossa, dove è ridotta la presenza di grasso, e di salumi. In quest’ultimo caso, grazie alle antiche tradizioni di lavorazione e stagionatura conservate dai laboratori artigianali, che non prevedono l’uso degli additivi finiti sotto accusa, il nostro resta il Paese del mangiare sano, oltre che variegato ed equilibrato”. Insomma, bisogna fare chiarezza, secondo Luigia Melaragni, segretaria della CNA di Viterbo e Civitavecchia. “Ho avuto modo di parlare con diversi artigiani dopo la diffusione della notizia del rapporto Oms. Non si può subire questa sorta di terrorismo che si è innescato. L’Italia è il Paese della dieta mediterranea, delle diversità alimentari, del buon mangiare. Da noi, il consumo di carne è tra i più bassi rispetto alle altre nazioni dell’Unione Europea e per nulla raffrontabile a quello di USA e Sud America. Nella ricerca della Iarc, nel mirino sono soprattutto il sale e i grassi. Ma In Italia le carni dei bovini presentano livelli di contenuto in grassi inferiori alla media dei Paesi europei ed extraeuropei. Per quanto riguarda i salumi, poi, i metodi di produzione si perdono nella notte dei tempi e sono un vanto dei nostri artigiani, professionisti sempre attenti alla qualità e alla sicurezza degli alimenti”.
“Abbiamo tutte le carte in regola per proseguire, intensificandola, l’azione di tutela, valorizzazione e promozione del nostro straordinario patrimonio agroalimentare. Azione decisiva per l’economia, come confermano i dati positivi relativi all’export”, conclude la segretaria della CNA.