Dalle organizzazioni sindacali del settore bancario riceviamo e pubblichiamo un eloquente comunicato stampa dal titolo “R.i.p”:
Lo sapevamo, lo aspettavamo, lo temevamo.
Il giorno della scomparsa ufficiale della Carivit spa arriverà il 23 novembre 2015.
E’ un passo più formale che sostanziale, almeno per quanto attiene al funzionamento dell’Azienda, ma ciononostante pensare che la Cassa di Risparmio della Provincia di Viterbo cesserà definitivamente di esistere anche come denominazione rende a nostro avviso questa provincia più povera e più sola.
Non stiamo certo rimpiangendo i giorni avventurosi, caotici e a volte irresponsabili che, ante 1994, hanno caratterizzato la gestione autarchica della banca portandola infine al tracollo e quindi al salvataggio da parte dell’allora Cariplo; stiamo però paventando, con la fusione in Intesa Sanpaolo, il definitivo scollamento dal territorio e quell’attenzione alle imprese locali che, nel bene e nel male, ne ha consentito lo sviluppo e a volte la sopravvivenza.
Non ci sarà più un direttore generale e un consiglio di amministrazione, una segreteria generale ed altri uffici che, seppur ridotti all’osso negli anni per numero e competenze, ancora rappresentano un punto di riferimento per i colleghi della Rete.
Imprescindibile sarà comunque la salvaguardia delle loro professionalità e la loro ricollocazione nelle strutture di direzione di Intesa Sanpaolo già esistenti sul territorio, che andranno quindi conservate e potenziate.
Le sinergie derivanti dagli accorpamenti di filiali di diverso marchio potranno essere utilizzate per colmare i gap di personale esistenti presso altre realtò anche con il rientro di personale che attualmente presta servizio presso filiali di Carivit localizzate fuori provincia oggetto di fusione e/o accorpamento .
Insomma, per dirla come il presidente della Fondazione Brutti : “Centosessanta anni di storia (mese più, mese meno) cancellati di un colpo. Non nella sostanza, ma certamente nell’immagine. La Cassa di Risparmio di Viterbo, fondata da un gruppo di cittadini nel lontanissimo 1855, come strumento di credito al servizio del territorio e senza fini di lucro (gli eventuali utili dovevano essere devoluti in beneficenza), come ormai noto entro fine anno ammaina bandiera per diventare a tutti gli effetti Intesa Sanpaolo”.
Certo avremmo preferito che la Fondazione e magari qualche altra Istituzione avessero levato la propria voce in altri tempi, quando le Organizzazioni sindacali sollecitavano un riappropriarsi della Banca per esempio, piuttosto che intonare un De Profundis a cose fatte.
E Intesa rassicura: “E’ solo un’operazione per ottimizzare i costi che non riguarderà i correntisti, i dipendenti e i cittadini viterbesi. Semplicemente non ci saranno più le insegne della Carivit che saranno sostituite da quelle di un marchio nazionale, e non solo, di assoluto prestigio. E non cambierà nulla anche per quello che riguarda i servizi che, se è possibile, saranno ulteriormente migliorati. Continueremo insomma ad essere una banca vicina alle esigenze del territorio, delle imprese e delle famiglie”.
Noi ce lo auguriamo vivamente
R.S.A. Carivit spa
Cisl Dir first, Fisac Cgil, Fabi, Uilca, Unisin